Il meccanismo dello sviluppo a grandi linee

Discussioni su pellicole, carta e chimica per la fotografia in bianco e nero

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gergio
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Il meccanismo dello sviluppo a grandi linee

Messaggio da gergio »

Mi piacerebbe conoscere i meccanismi che operano durante lo sviluppo per poter prevedere, anche a grandi linee e per forma teorica, la risposta della pellicola a seguito di un trattamento orientato in un certo modo con una certa variazione di parametri.

Ad esempio so che se allungo il tempo di sviluppo, oppure aumento la temperatura, il negativo verrà fuori "piu' nero", ma non so perché...
Quanto indicato in questo topic
post207234.html#p207234
e in quest'altro
post202669.html#p202669

mi ha aiutato a capire il perché della necessità di un quantitativo minimo di sviluppo da utilizzare in tank.

Mi chiedevo pertanto se si potesse ampliare un po' il discorso (sempre tenendolo in maniera semplice per coloro che come me non sono esperti di chimica) per capire in che modo prevedere cosa accade diluendo a diverse concentrazioni uno sviluppo, perché in alcuni casi diventa compensatore, perché l'acutanza a volte aumenta, perche' con alcuni viene fuori piu' grana che con altri, etc.
Vorrei capire insomma se si può immaginare un processo tramite un meccanismo semplice (anche se non chimicamente rigoroso) che possa aiutarmi ad ottenere un risultato specifico.

La cosa mi interessa molto: leggo molte considerazioni in merito ma le informazioni che riesco ad acquisire per me sono sempre nozionistiche, nel senso che non riesco a trovare una correlazione tra i vari fenomeni e di conseguenza non riesco a spiegarmi i meccanismi che mi potrebbero far "prevedere" cosa accade operando in un certo modo piuttosto che un altro, con una determinata pellicola, rivelatore, concentrazione, temperatura e così via.

Grazie



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_Alex_
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Re: Il meccanismo dello sviluppo a grandi linee

Messaggio da _Alex_ »

Le considerazioni di questo tipo che si possono fare sono sempre spannometriche, poi bisogna prendere la tank, lo sviluppo che si è scelto e la pellicola che si è scelta e sperimentare.

In linea di massima aumentare la temperatura dell'ambiente in cui avviene una reazione porta a velocizzarla (ovviamente esistono delle eccezioni, cioè elementi chimici che sono più attivi in ambienti più freddi, ma, che io sappia, non in campo fotografico), ma con side effects come, nel nostro caso, aumento del contrasto, un pò come quando cerchi di cucinare una cosa più velocemente, se alzi troppo il fuoco bruci la crosta e resta cruda la parte centrale.
Allungare il tempo o l'agitazione ha lo stesso effetto, enfatizzare la reazione, aumentare il contrasto, aumentare la grana.

In linea di massima uno sviluppo contiene l'agente di sviluppo in se, un acceleratore, un eventuale rallentatore se l'acceleratore è troppo forte ed un conservante.
Accanto a questi elementi possono trovarsi degli ausiliari come anti-fog, elementi per neutralizzare impurità dell'acqua e cose simili.
Non è raro che un elemento faccia più cose contemporaneamente.
Il conservante più utilizzato è il solfito di sodio, che ha la caratteristica di 'consumare' i bordi degli alogenuri d'argento quando presente in alte concentrazioni.
Questo significa che diluendo il rivelatore diminuisce la percentuale di solfito di sodio presente nella soluzione e diminuisce l'effetto finegranulante.
Ovviamente, se il rivelatore, come nel caso del Rodinal, NON contiene solfito di sodio, vale la considerazione opposta, ovvero una maggiore diluizione porta ad una minore grana.
Solitamente l'acceleratore è un alcale moderato, come borace o carbonato di sodio, ma se, come nel Rodinal, si dovesse usare un acceleratore molto alcalino, come la soda caustica, si otterrebbero più contrasto e più grana.
Aumentare la diluizione comporta un migliore controllo di questa variabile.
La compensazione può avvenire sia per diluizione (Rodinal) perché il rivelatore si esaurisce prima nelle zone maggiormente esposte, sia per via chimica (Microphen), in cui elementi chimici specifici, oppure sottoprodotti della reazione di sviluppo calcolati, rallentano lo sviluppo delle aree più esposte.
Quale sia più gradevole alla vista è questione di gusto personale, io non le trovo così differenti.
Infine restano gli agenti di sviluppo, una volta, per ottenere grana fine si usavano la glicina e la parafenilendiammina, ora si preferisce la Vitamina C (che è anche un conservante), così come è rimasto solo nel Rodinal il paramminofenolo HCl, che perde sensbilità ma ottiene una resa che a molti piace, mentre i più usati sono i seguenti:
- metolo, azione lenta e basso contrasto, superadditivo con l'idrochinone e la vitamina C
- idrochinone, scarsamente attivo da solo, almeno finché il pH della soluzione non è talmente alto da risultare altamente corrosivo. In caso di superadditività tende ad alzare il contrasto
- fenidone, sostituto anallergico del metolo, estremamente attivo, tende ad aumentare la sensibilità della pellicola (si usa spesso nelle formule per tiraggio). Superadditivo con idrochinone e vitamina C, fornisce un elevato contrasto
- vitamina C, contrasto normale e grana fine, superadditiva con fenidone e metolo (NON con l'idrochinone), ha il problema di essere un acido (acido ascorbico), quindi va usata o in combinazione con maggiori quantità di acceleratori alcalini, oppure in forma di ascorbato di sodio, come nel MyTol (sostituto dell'X-tol) oppure per vivacizzare il Rodinal diminuendo la grana e facendogli recuperare la perdita di sensibilità.
Il borace è un elemento particolare: fornisce l'ambiente alcalino per attivare la reazione, ma si comporta da buffer, quindi mantiene abbastanza costante il pH della soluzione anche a grandi diluizioni, funziona anche come moderato antivelo.
Il benzotriazolo si usa solo come antivelo, il potassio solfito ed il potassio metabisolfito sono conservanti per rivelatori ad alta concentrazione e non influiscono su grana e contrasto.
Gli acceleratori più usati sono borace, Kodak balanced alkali e carbonato di sodio, in ordine crescente di contrasto e grana, ma puoi trovare anche soda caustica (sodio idrossido) e litio idrossido, con azione violenta, alto contrasto e tanta grana.

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gergio
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Re: Il meccanismo dello sviluppo a grandi linee

Messaggio da gergio »

Alex grazie per l'enorme mole di informazioni che hai inserito: ho riletto più volte il post però mi sono perso in più punti, forse perché mi mancano delle nozioni di base.

Vorrei porre delle domande che mi spieghino dei concetti che spero possano aiutarmi a capire il meccanismo alla base per poi riallacciarlo a quanto hai detto nel post precedente.
So che gli alogenuri di argento sono disposti nella gelatina sotto forma di cristalli, con una struttura non perfetta (ovvero con dei "buchi" nella struttura cristallina che servono da innesco per la reazione alla luce incidente). La grandezza di questi cristalli corrisponde alla dimensione della grana?
Forse l'azione dello sviluppo va ad intaccare questi cristalli frantumandoli in più pezzi o forse li fonde insieme per andare a costituire il "grano"?

Hai usato l'esempio del cucinare ad alta temperatura per poco tempo e bassa temperatura per più tempo ottenendo una cottura diversa tra crosta e interno dell'alimento: come è legato precisamente questo all'azione dello sviluppo sul "grano" fotografico?
Immagino che il discorso sia legato al concetto successivo del solfito di sodio che consuma il grano?

Scusa se faccio domande inconsistenti tra loro, ma non ho ben capito come incasellare il ragionamento... :)

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Re: Il meccanismo dello sviluppo a grandi linee

Messaggio da Experience »

Buongiorno,

Permettimi di consigliarti questo testo.
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_Alex_
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Re: Il meccanismo dello sviluppo a grandi linee

Messaggio da _Alex_ »

L'esempio della cottura era da interpretare in questo modo:
cuocendo a fuoco lento hai una cottura ragionevolmente uniforme tra il centro dell'alimento e la parte esterna, la crosticina si forma solo alla fine, con un fuoco troppo alto questo non accade.
Allo stesso modo, se alzi troppo la temperatura dello sviluppo o agiti troppo la tank non dai il tempo allo sviluppo di penetrare a fondo nella gelatina e di sviluppare correttamente tutta l'immagine, facendo un casino.
Questo casino, di solito, finisce in contrasto altissimo e grana a pallettoni, nonché carenza di dettagli.

L'alogenuro d'argento viene ridotto in argento puro, annerito, che resta depositato nella gelatina, mentre i grani di alogenuro non ridotti restano alogenuro e saranno rimossi dal fissaggio, perciò sulla pellicola resteranno solo i grani colpiti dalla luce.
I grani vengono o ridotti o rimossi, non capita una parziale riduzione.
Per capirci, se prendi un foglio a quadretti, per avere un grigio al 50% puoi colorare un quadretto di nero e lasciare il successivo bianco, fino alla fine della riga, alla riga successiva lasci il primo bianco e colori il successivo di nero e così via, fino alla fine del foglio.
Guardandolo da vicino sai che esistono solo il bianco ed il nero, ma da lontano quel foglio appare grigio.
Più alogenuri vengono colpiti da luce sufficiente per essere eccitati, più scura apparirà quella parte del negativo.

La grana che vedi ingrandita nelle foto è, in realtà, lo spazio fra i grani; alcuni rivelatori tendono a creare gruppi di alogenuri che stanno più stretti tra loro, con l'effetto di ridurre questi spazi, altri tendono a smussare i bordi dell'argento ridotto:
nel primo caso avrai la sensazione di grana impastata (mushy dicono gli americani), nel secondo quella delle immagini in cui le linee non appaiono intere, ma tratteggiate.
Qual è meglio? De gustibus...

Il libro che ti hanno consigliato sopra è molto valido, se hai voglia di tradurre dall'inglese (americano) si trova scaricabile The Darkroom Cookbook, di Steve Anchell, oppure cerca il sito Unblinking eye.

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-Sandro-
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Re: Il meccanismo dello sviluppo a grandi linee

Messaggio da -Sandro- »

Il langford è un testo generico per dilettanti. Per avere informazioni più scientifiche su come funzionano gli sviluppi e la pellicola bisogna tornare alla biblioteca di Cesco Ciapanna. Ad esempio "Le basi scientifiche della fotografia" di Walls e Attridge.
Ma il testo di riferimento assoluto resta sempre il Glafkidès, in francese, di cui una copia in pdf è presente su questo sito.

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Re: Il meccanismo dello sviluppo a grandi linee

Messaggio da gergio »

Ringrazio tutti per i consigli di lettura. Chiaramente non posso leggerli tutti in un tempo ragionevole. Una delle maggiori difficoltà che ho trovato nei testi che ho consultato finora è dovuta al fatto che non trovo una "via di mezzo" sulla spiegazione del fenomeno. Parecchi dei libri di fotografia che ho letto tendono sempre a voler racchiudere tutto della fotografia, il che è ovviamente impossibile e finiscono con il dare vaghi dettagli e nozioni sparse su svariati argomenti, riducendo a poche righe qualche argomento che magari mi interessa nello specifico. Però qualche cosina la si trova in un libro, magari incompleta, e qualche altra cosa altrove e solo una lettura critica aiuta a mettere insieme i vari tasselli insieme a discussioni con altre persone che possono indirizzare correttamente un ragionamento.
Altri testi invece sono molto specifici e ben fatti ma la lettura prevede uno studio approfondito di argomenti spesso propedeutici alla comprensione, come credo sia in questo caso: per avere una buona comprensione capisco sia necessario conoscere bene la chimica da usare come mezzo per capire i fenomeni. Tanto per spiegarmi ho dovuto rispolverare concetti tipo "riduzione" e "forma metallica" per capire cosa mi è stato spiegato nei post sopra... e so benissimo che tali concetti sono a mala pena l'abc della chimica!

@_Alex_ mi sembra di capire che i grani sono quindi gli alogenuri? Ovvero le parti che saranno rimosse dallo sviluppo?
Forse è il caso che io legga prima qualcosa in merito su qualche testo, almeno a grandi linee, e poi formulare qualche domanda più mirata e soprattutto sensata: mi sa che ho chiesto qualcosa di non tanto semplice da spiegare in poche righe...

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Re: Il meccanismo dello sviluppo a grandi linee

Messaggio da Experience »

Se vuoi una risposta esauriente e completa ricava questo testo:

Fondamenti di fotografia. Materiali e processi della Zanichelli
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Su amazon non lo trovi, cerca su maremagnum, io l'ho trovato li'. Esiste anche in inglese.

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Re: Il meccanismo dello sviluppo a grandi linee

Messaggio da _Alex_ »

Infatti la prima cosa che ho scritto è stata questa:
Le considerazioni di questo tipo che si possono fare sono sempre spannometriche, poi bisogna prendere la tank, lo sviluppo che si è scelto e la pellicola che si è scelta e sperimentare.
Purtroppo o per fortuna, la quantità di variabili in gioco è talmente elevata che o si è esperti di chimica e si lavora nell'ambito della fotografia analogica (nel qual caso avrai, probabilmente, un contratto a tempo indeterminato in Kodak o Harman), oppure la cosa migliore è capire che risultato si vuole raggiungere (tanta o poca grana, cosa si fotografa di solito, tanto o poco contrasto) e chiedere quale può essere una coppia ragionevole di base per cominciare a sperimentare.

Effettivamente mi sono espresso dando per scontato che un pò fossi smaliziato nel linguaggio di questo ambito, per grano ho inteso la molecola di alogenuro d'argento (che, se colpita da un'adeguata quantità di luce, verrà rivelata dallo sviluppo e diventerà argento puro, altrimenti verrà rimossa dal fissaggio), ma è talmente piccolo che ad occhio nudo non lo vedi nemmeno quando ingrandisci, mentre quella che viene definita comunemente grana è lo spazio fra i grani di argento che sono stati rivelati.

Sandro è molto più esperto di me in queste cose, sia perché è molto più appassionato sia perché ci lavora, se te la cavi col francese ti consiglio caldamente di leggere il libro che ha indicato.
E' pure gratis...

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Re: Il meccanismo dello sviluppo a grandi linee

Messaggio da -Sandro- »

Simone-Lucy ha scritto:
09/06/2020, 0:53
Se vuoi una risposta esauriente e completa ricava questo testo:

Fondamenti di fotografia. Materiali e processi della Zanichelli
Su amazon non lo trovi, cerca su maremagnum, io l'ho trovato li'. Esiste anche in inglese.
Anche questo, pur essendo un testo interessante, affronta la chimica fotografica liquidandola in sole 4 pagine.

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