elle ha scritto: ↑05/10/2025, 14:44
Kodak Carousel. Può andar bene? Ci sono modelli migliori di altri?
Nel Kodak Carosuel, e nei loro concettualmente cloni Simda da 250 e 400W (utilizzavano caricatori identici ai Kodak e con essi compatibili) e il costosissimo Hasselblad PCP80, che è in definitiva un po' un Carousel ingrandito col pantografo, il punto di forza è l'alimentazione "per gravità", ossia non c'è alcun braccetto che deve allinearsi con una diapositiva, spingerla dentro, poi al cambio tirarla fuori. E' come se la diapositiva selezionata fosse appoggiata sul piano di un montacarichi, che si abbassa per inserirla nel percorso ottico e poi rialza per rimetterla a posto nel caricatore prima dell'avanzamento. La differenza in termini di resilienza all'inceppamento è veramente sostanziale.
Posso parlarti di prima mano della generazione serie S-AV, la più professionale 2000 e la appena meno robusta 1000, ultime evoluzioni del Carousel S (il prototipo di quelli "pensati per lavorare", è esposto in permanenza al MOMA) che è quella con cui (
nello specifico cogli S-AV 2050) ho lavorato per multivisioni.
Attenzione che altre generazioni successive hanno struttura e disposizione interna abbastanza diversa.
Il caricatore ha una parte inferiore metallica, che dopo montato sul proiettore resta ferma in una posizione definita, e una in polimero che rispetto a quest'ultima può ruotare comandata dal proiettore. Il caricatore ha 81 posti - uno inutilizzabile perché appositamente inibito da una sorta di tappo. Se il caricatore, pieno, viene tolto dal proiettore con selezionato il posto "0", a coperchio chiuso e bloccato nessuna diapositiva può cadere, proprio per ragioni
geometriche. Chiamasi "oggettivazione della sicurezza".
ora visto da sotto
Apro ora (era da tempo da pulire...) il più semplice della serie S-AV, appunto un S-AV "e basta", uno dei due Carousel che mi son rimasti (l'altro è un 1030). Dopo svitato l'obiettivo, aver aperto lo sportellino dal lato lampada/ottiche e sfilato condensatori, filtri anticalore e specchio dietro la lampada, lo capovolgo su un piano e tolgo le quattro lunghe viti che vedi poggiate sul pezzo, che si fila pian piano sano senza alcun componente attaccato sotto.
se lo osserviamo sul lato interno, è un unico robustissimo pezzo di pressofusione, la parte in nero opaco è verniciata, non riportata in plastica. Vedi anche i due intelligentissimi elementi "spiraliformi", degli eccentrici coi quali nell'S-AV e in tutta la serie 2000 si regola l'altezza della parte anteriore, separatamente in modo da poter compensare eventuali pendenze residue del trabattello o piano di appoggio e avere l'orizzontale perfetta in proiezione

Adesso osserva nella sua globalità l'interno del proiettore, è denso di componenti, a guardare bene ordinatissimo. Più in basso in foto la parte ottica (illuminazione condensatori etc), l'obiettivo va a sx. Ho riappoggiato alla buona i condensatori etc per far vedere la disposizione. Vicini al loro posto lo sportellino della zona "calda" e la griglia di ventilazione. Quasi al centro a sinistra, vicino alla maniglia di trasporto (non estratta) il grosso trasformatore, molto ben dimensionato. Segnato al collaudo con un "+" il gruppo con l'unico motore, che comanda raffreddamento e avanzamento SENZA CINGHIA ALCUNA, solo integrato da ingranaggi, demoltipliche a vite senza fine e solenoidi.

La "filiera ottica" con un obiettivo 85 riavvitato in sede. da SX obiettivo (si vede il motorino per la messa a fuoco a filo, sull'S-AV "puro e semplice" no autofocus), il castelletto in cui scende la diapositiva, il condensatore anteriore che per focali dell'obiettivo superiori a 200 mm si sostituisce con quello dedicato, il filtro anticalore azzurrato e spessissimo, condensatore posteriore con vicino il termostato di sicurezza antisurriscaldamento e il suo pulsante di test, portalampada, all'estremità dx vicino alla presa di corrente lo specchio posteriore: cristallo alluminato e quarzato.
La stessa sequenza smontata e messa in fila; stavolta a sx un obiettivo Retinar da 180 mm
Tutti i Carousel che montano UNA sola lampada (e non due intercambiabili per scorrimento) permettono di ribaltare il suo telaietto di supporto verso l'esterno, aprendo lo sportellino zona condensatori, senza disassemblare nulla. Rammenta che stai vedendo tutto capovolto perché quel che è stato smontato è il fondo.
Adesso guarda l'altra parte: vedi il cambiatensione (da un certo modello in poi su quelli distribuiti in Europa non lo trovi più), il motore di prima di cui si intravedono i DUE assi di presa di forza: l'inferiore verso la ventola di cui si vede un pezzetto, quello superiore nella foto con una demoltiplica a vite senza fine fa girare lentamente, tutto il tempo degli ingranaggi disaccoppiati: quando dai con uno dei due pulsanti sopra o il telecomando a filo (
o un timer esterno dà, o una centralina esterna invia attraverso la presa multipolare che è su un fianco) il comando di avanzamento/arretramento, il solenoide all'estremità dx in alto nella foto richiama un asse e si accoppiano "per un giro" degli ingranaggi che azionano i grandi dischi a eccentrici di color avorio, sulle cui piste - quando è dritto, in posizione di lavoro - SOLO PER GRAVITA' (niente molle che si possono snervare o altro...) aderiscono tre lunghe leve fulcrate, connesse al riposizionamento nel caricatore della dia già proiettata, all'oscuramento della lampada per non fare la schermata "bianca" che abbaglierebbe la platea fra l'una e l'altra, all'apertura o delicato serraggio del vano in cui "cade" la dia, all'abbassamento e posizionamento della diapositiva successiva nel treno ottico.

Niente microprocessori, niente circuiti stampati flessibili, nessun sensore elettronico (quello contro il surriscaldamento è un'affidabile termocoppia), una resistenza col codice colori leggibile e un transistor con la sua sigla su una basetta di vetronite... un condensatore... fili tutti ben distinti per colore; schema elettrico, son convinto, reperibile in rete.
Questo ha matricola 070023, e ancora manca il fusibile accessibile dall'esterno
(già presente però nell' S-AV 1000)
Un vero e proprio
"hard design" che segue quella che fu la migliore scuola elettromeccanica americana, niente fronzoli o complicazioni inutili, massimo pragmatismo, componenti dimensionati con generosità... la logica di progetto del Douglas C-47
Dakota, l'accendino Ronson
Variflame o il motore V8 aste e bilancieri
"small block": cose fatte per durare
davvero e non lasciarti a piedi, finché umanamente possibile,
mai.
Paghi il prezzo che ti ho evidenziato nell'altro post circa ingombri e scomodità dei caricatori (che comunque si trovano a prezzi come immaginerai più alti come costo/dia), ma un controvalore c'è, almeno in quella generazione.
Non è
solo un fatto di "possibile proiezione continua perché il caricatore è tondo".
Una pubblicità del 1966 recitava
"show a zillion slides and never jam one"...