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Ciò che è scritto sul articolo del fatto è facilmente esperibile personalmente. Io credo sia più facilmente spiegabile appalesando l'evidenza che la fotografia non è il congelamento del attimo, materializzazione dell' istante ma reinterpretazione, raccogliere dentro di se ed esternare il vissuto (o visto). Questa tesi è confermata dal fatto che non si ricorda spesso il fotografato (l' oggetto fotografato) ma si ricordano le intenzioni o finalità dello scatto, il perché o il cosa si è fotografato in profonda relazione con il fotografo. L' oggetto fotografato non è rappresentato come è ma come è rappresentato dal fotografo in quel momento.
Comprendendo che il Gattinara (eccezionale vino derivante da vinificazione di uve di nebbiolo) ha fatto il suo effetto evito di perdermi in assurdi voli pindarici e invece rimango curioso del tua affermazione Andrea. Perché secondo te ciò che vale la pensa essere ricordato non deve essere fotografato?
jacopolf ha scritto:Perché secondo te ciò che vale la pensa essere ricordato non deve essere fotografato?
Banalmente perché la fotografia non è memoria. Essa al limite potrebbe essere, ma solo per la persona che ha scattato la fotografia, un ausilio al ricordare... ma anche di questo non sono affatto sicuro.
uno dei miei motti preferiti: "se vale la pena ricordare una cosa è inutile fotografarla..." È un affermazione paradossale, ma serve a far riflettere, e poi forse non è tanto paradossale..
Paradossale un corno! E' anche il mio.. sono anni che cerco di spiegarlo ad amici e familiari, quando torno dai viaggi (e non solo) con la mente piena e i rullini vuoti...
Io la frase compiuta di Andrea la vedo piuttosto così: "se vale la pena ricordare una cosa è inutile fotografarla...con una digitale e col cervello spento"
Purtroppo sto leggendo Ando Gilardi (Meglio ladro...) e ho la testa un po' confusa, quindi mi astengo da commentare.
Aggiungo solo che sono d'accordo con l'ultimo capoverso dell'articolo, ho guidato per diverse centinaia di migliaia di km in giro per l'Europa con la carta stradale sui ginocchi e non mi sono mai perso.
L'Ando in vena surrealista-pop è divertentissimo, anche se teoricamente un po' indigesto.
"Meglio Ladro che Fotografo" mi ha fatto sbellicare, però è il testo di Gilardi che meno condivido, lo trovo anche in contraddizione con altri suoi testi.
jacopolf ha scritto:Perché secondo te ciò che vale la pensa essere ricordato non deve essere fotografato?
Banalmente perché la fotografia non è memoria. Essa al limite potrebbe essere, ma solo per la persona che ha scattato la fotografia, un ausilio al ricordare... ma anche di questo non sono affatto sicuro.
Più chiaro così, per quanto vale la mia opinione anche decisamente condivisibile, grazie ;)
Per come la vedo io i ricordi sono soggetti ad entropia: nascono da uno stato di ordine e vivono in uno stato di caos.
Vediamo, e fotografiamo, un'immagine apparentemente ordinata che il cervello dis-ordina in informazioni e sensazioni caotiche.
Quasi mai fotografo e macchina hanno forza e capacità di condensare quel caos nell'ordine di un'immagine bidimensionale.
Ergo la fotografia riesce (rarissimamente) quando è in grado di catalizzare nuovamente l'inversione del processo (pari o simile a quello iniziale).
Sforzarsi di immortalare un ricordo, a mio avviso, significa sforzarsi di descriverlo (in primis a se stessi) con mezzi estranei al nostro cervello, ed è sicuramente più difficile che ricordarlo e basta. Anzi, è un rischio perché potremmo impoverirlo.
(sì mo però vado da ikea a comprare le mensole, così torno nel mio brodo)
E' un mio cavallo di battaglia, da tempo sostengo che l'abuso di tecnologia impigrisce la mente e rende imbecilli, quindi la cosa non mi stupisce affatto.
Da giovane frequentai un corso di lettura veloce e di mnemotecniche, e fu la cosa più furba che avessi potuto fare a quell'età. Tuttoggi uso la calcolatrice il meno possibile, uso il cellulare solo per chiamare il meno possibile, ho abolito la televisione e, credetemi, vivo veramente bene.