Un'idea in una giornata senza idee.
Inviato: 24/04/2010, 14:44
Non so voi ma a me capita spesso che, giunto in una location bellissima, mi giri attorno e non riesca a vedere niente di interessante, una totale assenza di idee. Soprattutto nel paesaggio poi, si è spesso ancorati ad una visione appagante dei grandi spazi proposti dalla nostra vista che però, soprattutto in b&n, spesso risultano poco interessanti se non del tutto deludenti. Cosa fare in questi casi?
Per esempio, lunedì all'alba (anche prima, erano le 6:00) guardo dalla finestra e vedo un banco di nebbia in lontananza e mi viene l'idea che qualcosa di interessante ci possa scappare. Chiamo il mio "pard" Nicola e decidiamo di farci un giretto anche se, man mano che la luce arriva la magia sembra svanire. Dopo alcuni giri infruttuosi che ci fanno perdere tempo (pochissimi scatti e poco interessanti) decidiamo di tornare a casa. Scarico Nico e, prima di rientrare anch'io, decido di visitare un laghetto artificiale ricco di canneti. Arrivato sul posto noto che il sole è ancora non altissimo sull'orizzonte (bello, ma difficile, per sfruttarlo in controluce) e girovagando ai margini del canneto cerco di farmi venire qualche idea. Niente, la mia visione istintivamente panoramica mi ripropone scenari già visti e ripresi ma davvero poco interessanti. Allora, tra un passo e l'altro, cerco anche di arrovellarmi il cervello per trovare qualche spunto. Quando mi succede così, ripiego su situazioni che spesso tendo ad ignorare: decido di cercare dei particolari, concentrandomi su una visione più "tele" che "grandangolare". Questo spesso aiuta ed infatti mi casca l'occhio ad un ciuffo di pochi arbusti di canne che emergono appena dalla superficie dell'acqua. Guardo attentamente e decido che, sì, forse può scaturirne una bella immagine, molto zen e meditativa, in pieno stile minimalista. Lo sfondo è creato dall'acqua, chiarissima (data dal controluce), e dalla sua immobilità per l'assenza del vento: in pratica è una tavolozza quasi bianca su cui "disegnare" pochi ma significativi elementi (le canne) che già so verranno belle scure e quindi in splendido contrasto tonale. la lontananza dei ciuffi mi costringe a utilizzare un 300 mm col suo duplicatore da 1,4X: monto la mia fida Pentax 645 sull'inseparabile Manfrotto e faccio un po' di valutazioni esposimetriche col Pentax Spotmeter da 1°, decido di piazzare il chiaro dell'acqua in zona 7 e le canne vadano dove vogliono, tanto non mi servono dettagli ma solo il grafismo che ho in mente. Sono pronto, imposto un diaframma mediamente chiuso (f:8) perchè il tutto a fuoco è garantito dalla distanza e perchè riesco così a tenere dei tempi rapidi, utili per evitare il micromosso di una focale effettiva di 420 mm e, soprattutto, perchè voglio "fermare" con certezza quello specchio liquido senza che mostri significative increspature date da un filo di vento che, nel frattempo, si è svegliato. Tiro fuori il filtro rosso ed il cavo di scatto a distanza (non voglio correre rischi di mosso nel modo più assoluto), guardo con attenzione e cerco di scattare quando la superficie dell'acqua mi appare completamente ferma. Il deciso click della 645 mi riporta alla realtà, è fatta penso, ma per sicurezza scatto ancora una volta.
Sono soddisfatto, già mi prefiguro l'immagine, una sola, che spero nobiliterà l'intero rullo.
Tutto ciò per ribadire una "regoletta": quando le visioni ampie non vi danno ispirazione provate a guardare il piccolo particolare, spesso la foto è sotto ai nostri occhi e non la vediamo affatto.
E questo è lo scatto dopo una scansione ed una limitatissima postproduzione:
Ciao,
Osvi.
Per esempio, lunedì all'alba (anche prima, erano le 6:00) guardo dalla finestra e vedo un banco di nebbia in lontananza e mi viene l'idea che qualcosa di interessante ci possa scappare. Chiamo il mio "pard" Nicola e decidiamo di farci un giretto anche se, man mano che la luce arriva la magia sembra svanire. Dopo alcuni giri infruttuosi che ci fanno perdere tempo (pochissimi scatti e poco interessanti) decidiamo di tornare a casa. Scarico Nico e, prima di rientrare anch'io, decido di visitare un laghetto artificiale ricco di canneti. Arrivato sul posto noto che il sole è ancora non altissimo sull'orizzonte (bello, ma difficile, per sfruttarlo in controluce) e girovagando ai margini del canneto cerco di farmi venire qualche idea. Niente, la mia visione istintivamente panoramica mi ripropone scenari già visti e ripresi ma davvero poco interessanti. Allora, tra un passo e l'altro, cerco anche di arrovellarmi il cervello per trovare qualche spunto. Quando mi succede così, ripiego su situazioni che spesso tendo ad ignorare: decido di cercare dei particolari, concentrandomi su una visione più "tele" che "grandangolare". Questo spesso aiuta ed infatti mi casca l'occhio ad un ciuffo di pochi arbusti di canne che emergono appena dalla superficie dell'acqua. Guardo attentamente e decido che, sì, forse può scaturirne una bella immagine, molto zen e meditativa, in pieno stile minimalista. Lo sfondo è creato dall'acqua, chiarissima (data dal controluce), e dalla sua immobilità per l'assenza del vento: in pratica è una tavolozza quasi bianca su cui "disegnare" pochi ma significativi elementi (le canne) che già so verranno belle scure e quindi in splendido contrasto tonale. la lontananza dei ciuffi mi costringe a utilizzare un 300 mm col suo duplicatore da 1,4X: monto la mia fida Pentax 645 sull'inseparabile Manfrotto e faccio un po' di valutazioni esposimetriche col Pentax Spotmeter da 1°, decido di piazzare il chiaro dell'acqua in zona 7 e le canne vadano dove vogliono, tanto non mi servono dettagli ma solo il grafismo che ho in mente. Sono pronto, imposto un diaframma mediamente chiuso (f:8) perchè il tutto a fuoco è garantito dalla distanza e perchè riesco così a tenere dei tempi rapidi, utili per evitare il micromosso di una focale effettiva di 420 mm e, soprattutto, perchè voglio "fermare" con certezza quello specchio liquido senza che mostri significative increspature date da un filo di vento che, nel frattempo, si è svegliato. Tiro fuori il filtro rosso ed il cavo di scatto a distanza (non voglio correre rischi di mosso nel modo più assoluto), guardo con attenzione e cerco di scattare quando la superficie dell'acqua mi appare completamente ferma. Il deciso click della 645 mi riporta alla realtà, è fatta penso, ma per sicurezza scatto ancora una volta.
Sono soddisfatto, già mi prefiguro l'immagine, una sola, che spero nobiliterà l'intero rullo.
Tutto ciò per ribadire una "regoletta": quando le visioni ampie non vi danno ispirazione provate a guardare il piccolo particolare, spesso la foto è sotto ai nostri occhi e non la vediamo affatto.
E questo è lo scatto dopo una scansione ed una limitatissima postproduzione:
Ciao,
Osvi.