Uso questo metodo ibrido perché la stampa digitale mi dà un controllo dell'immagine totale: si pensi solo al problema della spuntinatura delle stampe argentiche, che con la stampa digitale è eliminato. Oppure certe correzioni prospettiche minime che per me sono importanti. E poi oggi da un file digitale si fa anche una stampa diciamo tradizionale. Non sono invece interessato alla pittura digitale, cioè allo stravolgimento delle fotografie.
Ora siccome sono quasi quarant'anni che sviluppo e ho dei negativi fatti 35 anni fa molto alla volona, sopratutto per la parte che vorrei discutere qui, vorrei dire che un po di esperienza l'ho accumulata ma non sono ancora sicuro.
Se ha funzionato il mio lavaggio 35 anni fa funziona anche il "metodo Ilford" per forza di cose. I mei negativi non sono ancora ingialliti e stampabilissimi. Ma per i miei gusti sono ancora troppo giovani per tirare le somme.
Tuttavia, siccome oggi ci tengo molto ai miei scatti, i negativi che produco ora li vorrei conservare con la certezza di aver fatto il processo giusto, il meglio possibile insomma, anche se sono scansionati, nelle loro fotografie che mi interessano. I negativi sono una sorta di storia che fa vedere come si è giunti a certi risultati, cosa che col digitale si perde completamente, visto che si scatta troppo e poi si cancella troppo... ma questo è un altro discorso.
Allora...
1) per iniziare un punto a nostro favore rispetto a anni fa: il rubinetto termostatico. Costa poco e tiene la temperatura del lavaggio con scarti veramente di grado insignificanti. Si controlla la temp. col termometro e poi si procede al lavaggio, controllando ogni tanto che sia sempre quella giusta. In casi di abbassamento della pressione dell'acqua ci sono errori di -3 o +3 gradi rispetto a quella giusta, ma per esperienza, succede raramente. Almeno su questo sono certo che le pellicole sono lavare alla temperatura dei bagni precedenti, solitamente 20 gradi. Uso un "iniettore" della Jobo che assicura il movimento dell'acqua nella tank.
2) Non sono mai riuscito a fissare tutti i negativi che secondo i produttori si possono fissare con un litro di fissaggio. Pur usando l'arresto, in qualche modo il fissaggio si deteriora prima del previsto in modo imprevedibile intorno al 70% dei films trattabili secondo il produttore. Così anche i tempi di trattamento saltano, a meno che non lo si butti e lo si rinnovi prima del previsto e non si capisce più cosa fare anche perché la dominante magenta per le Kodak, e quella bluastra per le Ilford, rimangono sulle pellicole trattate con fissaggio usato (non usurato eh, capiamoci), in modo più tenace e la cosa mi fa abbastanza insicurezza. I negativi BN trattati dai laboratori seri non hanno il problema di queste colorazioni. Secondo me perché sono trattati a temperature più alte dei 20 gradi e questo probabilmente durante il lavaggio elimina le colorazioni completamente. Qualcuno saprebbe confermarmi questo mio sospetto? Perché se è così allora non dipende dal fissaggio, no?
3) Secondo me i prodotti Kodak, dai film al fissaggio sono sempre stati i migliori, non nel senso che mi piacciono di più, ma nel senso che discutiamo qui. Ilford è ottimo anche, ma ad esempio la PAN F, mi viene sempre troppo sudicia. Ma allora come mai le Tmax, trattate con lo stesso identico processo sono più pulite? Ho sempre avuto il sospetto che le emulsioni di Kodak abbiano qualcosa che le altre non hanno. Le HP5 mi rimangono sempre un po troppo blu mentre le FP4 vengono, con fissaggio fresco, sempre belle grigie
Una bella pellicola facile da trattare è la APX100 ma anche le nuove di Rollei, vengono belle grigie a trasparenti e pulite.
Insomma, vorrei un parere su questi argomenti, perché ci terrei a fissare e lavare bene i miei negativi.
Grazie!