Zone System, for dummies.

Discussioni su pellicole, carta e chimica per la fotografia in bianco e nero

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Messaggio da Silverprint »

Capitolo I - introduzione

Ogni volta che qualcuno si incuriosisce del S.Z. e scrive un post pubblico in qualche gruppo (questo è escluso, ovviamente, grazie @admin ) viene sommerso da una marea di cavolate scritte da gente che non sa di cosa parla.
Quei pochi che conoscono l'argomento provano a fare un sano debunking (sbugiardare le bugie), ma vengono ugualmente sommersi, oltre che dalle cavolate, anche da attacchi più o meno velati.
Insomma non se ne può parlare serenamente in maniera didattica, ed è un peccato. Come ho scritto altrove il Sistema Zonale ha 3 problemi: quelli che ne parlano per sentito dire; quelli che hanno letto qualcosa in proposito; quelli che credono di averlo capito. Tirando le somme problema diventa uno: quello che costoro si sentono irresistibilmente attratti dal disquisire in proposito. Triste l'inevitabile analisi dei tempi che corrono... parla chi non sa, fa comunella con altri come lui, si allea per combattere chi ne sa qualcosa.
Un po' di colpa ce l'ha anche il povero Ansel Adams, perché in effetti i suoi testi sono piuttosto difficili da capire. Insomma forse, didatticamente, non sono molto efficaci.

Va be'... scusate lo sfogo. Le difficoltà mi stimolano per cui ora faccio un post per parlare un poco del Sistema Zonale. 🙂

Cominciamo col diradare un po' la nebbia ristabilendo un po' la verità dei fatti, che in giro se ne sente e legge di ogni!

Cos'è il Sistema Zonale?


È un insieme articolato di test sull'intera catena fotografica (esposizione, sviluppo e stampa) che ha lo scopo di consentire la "pre-visualizzazione". La pre-visualizazione è la possibilità di conoscere e determinare, cioè progettare con molta precisione il risultato fotografico finale, in termini di toni e contrasto, di una ripresa partendo dalla sola lettura esposimetrica della scena.

Cosa non è:


Non è un modo per fare foto simili a quelle di Ansel Adams. Assolutamente no. Niente di più lontano dal vero. Il Sistema è neutro. È uno strumento per piegare la tecnica sulla soggettività di ognuno.

Non è un modo per esporre correttamente. Nel senso che non è solo quello, quello è solo il punto di partenza e rappresenta una minima parte del tutto. Ma spingendosi oltre, il Sistema Zonale è talmente tagliato sulla visione personale di ognuno che il termine stesso "esposizione corretta" assume un significato molto diverso da quello che viene comunemente inteso, cioè qualcosa di tecnicamente, oggettivamente determinabile. Esposizione corretta nel S.Z. diventa l'esposizione migliore al fine del risultato che ci si prefigge. Cioè una cosa che può essere anche molto diversa dal "tecnicamente corretto".

È, come dicono molti, una cosa adatta solo alle pellicole in lastre di grande formato perché consentono lo sviluppo diverso di ognuna, mentre non si può usare con le pellicole in rullo?
Ovviamente non è vero. La pellicola reagisce sempre nello stesso modo alle variazioni di esposizione e sviluppo, indipendentemente dalla sua misura. È più pratico con le lastre? Forse, ma in realtà dipende solo da come si scatta. Ma più che altro questo errore dipende dal fatto che Adams lo usava principalmente così, ma lui ragionava ad immagini singole, chi ragiona su serie o progetti userà proprio un altro approccio al Sistema Zonale.
Per i curiosi, la cosa è leggibile, seppur tra le righe, anche nei testi di AA, quando per es sviluppa in un certo modo per il "sapore che da", e non tanto per le densità che otterrebbe sul negativo (ne trovate vari esempi ne "La Stampa", il terzo dei suoi più famosi volumi). Più semplicemente basta allargare un po' il ragionamento e invece di pensare alle singole inquadrature, pensare alla "situazione luce" di un determinato luogo, momento. Per esempio, passeggiata street photography cielo terso, ombre nette. Credete che occorrano variazioni di sviluppo e esposizione per ogni scatto? 😃

È una cosa che con i materiali moderni non funziona. Falso, le pellicole reagiscono sempre nello stesso modo. E una cosa che con le carte Multi Grade non serve. Falso, il contrasto si regolava anche prima. 🙂

Casomai in proposito di questi due ultimi falsi luoghi comuni servono altre considerazioni. Le carte MG sono più contrastate di quelle in uso ai tempi di AA (IsoR medio del grado 2, ora intorno ai 100, allora 120), per cui i negativi normali sono oggi più morbidi di un tempo, cosa che può mettere in difficoltà alcune pellicole nel caso serva un sottosviluppo deciso e che in generale costringe a fare più attenzione alle variazioni di sensibilità effettiva.
Le carte MG hanno rivoluzionato il modo in cui si stampa: si possono utilizzare contrasti diversi su una stessa immagine. Ma la regolazione del contrasto in stampa ha comunque i suoi limiti, sia tecnici che estetici, per cui, anche volendoci concedere meno precisione vista la possibilità di regolare il contrasto in maniera continua, rimane comunque necessario e utile avere negativi che consentano una stampa diretta molto vicina alla previsualizzazione con un contrasto medio.

Dei luoghi comuni, uno è vero: il Sistema Zonale è complicato. Basta pensare che molti, anche dopo anni di pratica, non riescono nemmeno ad esporre in maniera tecnicamente accettabile... ma questa forse è solo pigrizia mentale. In ogni caso richiede già conoscenze pregresse solide, grande manualità e sicurezza nello sviluppo e nella stampa e sufficiente elasticità mentale per gettare nel cestino quasi tutto quello che si crede di sapere.

Il Sistema Zonale è utile a tutti? Assolutamente no. Risponde alle esigenze di qualcuno.
Il Sistema Zonale è necessario? Assolutamente no.


Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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Re: Zone System, for dummies.

Messaggio da Mandelbrot »

Ciao Andrea,
molto molto utile.
Ti incoraggio a trovare il tempo per continuare con gli altri capitoli.
Grazie.
Mario

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Silverprint
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Re: Zone System, for dummies.

Messaggio da Silverprint »

Capitolo II - partiamo da ZERO

Dopo l'introduzione del post precedente iniziamo ad approcciare il SZ in pratica, ma facciamolo proprio dal punto Zero, tralasciamo per ora Ansel Adams e concentriamoci sul nostro scopo primario: la previsualizzazione.

Di cosa non possiamo assolutamente fare a meno? Di un esposimetro spot. Perché? Perché è l'unico che ci consente di misurare la luce riflessa dalle varie parti di una scena. Dobbiamo renderci conto che non è possibile pre-visualizzare, cioè mettere in relazione le luminosità misurate con la loro resa in stampa se, in partenza, non possiamo misurarle.

Digressione (potete saltare il paragrafo). Gli esperti mi diranno che esiste il sistema BTZS (Beyond The Zone System, trovate il sito googlando) che fa il Sistema Zonale con l'esposimetro a luce incidente. La risposta è un secco, netto, non funziona. Precisando: quello proposto da BTZS è un modo per avere esposizioni corrette tecnicamente, valutare approssimativamente il contrasto e regolare lo sviluppo, in pratica il vecchio "esporre per le ombre e sviluppare per le luci". Ok. molto meglio che niente, ma il Sistema Zonale ha un altro scopo, lo abbiamo detto, a noi interessa la pre-visualizzazione, di esporre "correttamente" in senso tecnico ce ne infischiamo. Siamo già oltre, su un altro livello di consapevolezza. Fine della digressione.

Tornando al discorso principale, ogni scena fotografica è composta da una variazione di luminosità, ci sono parti chiare, parti scure, parti di toni medi in misura e intensità variabile, chiaramente questa variazione di luminosità diventerà anche una variazione di esposizione; variazione che costituisce l'immagine.
Noi quindi dobbiamo inventare un test ripetibile che ci permetta di mettere in relazione la variazione della luce che arriva alla pellicola e la sua resa sulla stampa.

Vi passo la palla, proponetelo voi
(chi sa si astenga, qui ancora non parliamo di Adams).
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Re: Zone System, for dummies.

Messaggio da mska59 »

Bene, bene, comincia proprio bene, non vedo l’ora di leggere le prossime puntate


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Giuseppe Pan
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Re: Zone System, for dummies.

Messaggio da Giuseppe Pan »

"chi sa fare fa, chi non sa fare insegna" :-@
Io ancora devo capire come usare l'esposimetro spot che ho comprato =))
Interessante discussione, spero che si faccia luce sulla questione, ho visto alcuni video sul tubo ma non ci ho capito na fava :wall: sarò gnucco io ma alla fine non dicono niente :-@

Vai Andrea, aspetto le prossime puntate :-bd

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Re: Zone System, for dummies.

Messaggio da Silverprint »

Ciao Giuseppe Pan. Sicuramente questo aspetto si chiarirà.

Ora tocca a voi però. Dovete inventare il test. :)
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Re: Zone System, for dummies.

Messaggio da lanterna »

Io ci provo visto che credo di averlo capito in teoria ma non ci metterei la mano sul fuoco :D

Tu ci chiedi collegare la resa a stampa a una misurazione dell'esposizione della scena, ovvero di descrivere l'annerimento della carta al variare della luce incidente sulla pellicola. Parto dai concetti primitivi per evitare fughe in avanti.
Dall'esperienza in camera oscura possiamo dire che l'annerimento dipende in qualche modo dalla luce controllata tramite coppia tempo/diaframma dell'ingranditore, dalla coppia tempo di sviluppo carta/"energia" dello sviluppo carta e dalla densità del negativo. Visto che è un modello giocattolo possiamo dire che è proporzionale alle due coppie (più luce o più sviluppo portano più nero) e inversamente proporzionale alla densità del negativo (negativo nero positivo chiaro).
Dall'esperienza sappiamo che il negativo si comporta in ripresa in modo analogo alla carta: il suo annerimento è proporzionale alla luce che lo colpisce e allo sviluppo che subisce.
Mettendolo in formula posso dire che l'annerimento è uguale a (luce ingranditore * energia sviluppo carta * tempo di sviluppo)/(luce scena * energia sviluppo negativo * tempo sviluppo negativo).
Da questo posso vedere come se voglio collegare in maniera coerente l'annerimento della carta con la luce della scena misurata sono costretto a bloccare tutti gli altri fattori, ovvero lo sviluppo della carta, del negativo e la luce proiettata dell'ingranditore (tempo e diaframma).
Una volta fissato tutto resta un'ultimo nodo: come produrre i negativi da stampare associati alle misure della luce. L'esposimetro non mi restituisce cd/m^2 ma un valore EV (per fortuna) a cui lui, nel segreto delle sue stanze, associa una quantità di luce incidente sul negativo costante che non conosco e che in fondo non mi interessa: l'importante è vedere come questa quantità scelta dall'esposimetro renda su carta. Misurando un tono qualunque — sia un nevaio o un pozzo — ed esponendo pedissequamente secondo le indicazioni dell'esposimetro a stampa otterrò sempre lo stesso tono (rimanendo ovviamente fissati tutti i parametri sopra).
Questo comportamento più essere sfruttato in modo più utile sovraesponendo o sottoesponendo deliberatamente rispetto alle indicazioni, ottenendo una scala di toni più o meno scuri che godono della stessa qualità: qualsiasi sia la luce della scena, se questi toni saranno esposti in modo uguale relativamente alla misura dell'esposimetro (eg. esposimetro+1EV) restituiranno toni uguali in stampa.
Posso quindi procedere a stampare una serie di negativi esposti con questo criterio (-3,-2, -1, uguale all'indicazione dell'esposimetro, +1, +2, +3 eccetera) per ritrovarmi con una serie di stampe campione dal bianco al nero che so avere un tono riconducibile alla misurazione dell'esposimetro corrispondente.

Non so se sia una spiegazione valida e anzi, sono sicuro dei suoi limiti del mondo reale per l'uso sbarazzino della linearità. Credo però sia centrata di principio e in ogni caso almeno non tocca la questione spinosa della sensibilità ed é totalmente priva di grigio medio :D
Andrea

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Re: Zone System, for dummies.

Messaggio da Silverprint »

Ottimo. Ragionamento molto farraginoso, ma risposta corretta. :D

La spiegazione semplice è che più si espone, più si annerisce dopo lo sviluppo, questo vale sempre. A noi interessa collegare esposizione in ripresa e resa in stampa. Pertanto, per evitare altre variabili, fisseremo i parametri di stampa e anche quelli di sviluppo del negativo. Potremmo farlo anche in maniera completamente arbitraria e l'esperimento rimarrebbe valido. Ma forse è meglio ipotizzare delle condizioni di lavoro che possano essere utili, più in generale.

Dunque ci serve un negativo con una variazione nota di esposizione, aggiungo anche con un intervallo grande. Siamo d'accordo.
Ma a questo punto devi anche proporci come fissare i parametri di stampa e anche di esposizione e sviluppo del negativo.
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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Re: Zone System, for dummies.

Messaggio da lanterna »

Silverprint ha scritto:
14/03/2021, 19:16
Potremmo farlo anche in maniera completamente arbitraria e l'esperimento rimarrebbe valido.
Quella era proprio l'idea: minima quantità di ipotesi e partire da zero. Rileggendomi è venuta un po' più pesante del previsto ma è divertente partire a descrivere il tutto dalle fondamenta.
Silverprint ha scritto:
14/03/2021, 19:16
Ma a questo punto devi anche proporci come fissare i parametri di stampa e anche di esposizione e sviluppo del negativo.
Per calarsi nella pratica serve, credo, rinunciare a una delle ipotesi del modellino sopra generico: nel mondo reale né la carta né la pellicola sono lineari, ovvero non è sempre vero che al doppio dell'esposizione equivale il doppio dell'annerimento. Per le parti più dense è intuitivo: a un certo punto la superficie non ha più sali d'argento da far reagire. Per quelle meno dense serve un po' più di scienza in più e va oltre le intenzioni della domenica sera :D
La conseguenza che ci interessa è che, tornando al fotogramma generico esposto secondo l'indicazione dell'esposimetro, avrò un intorno di stop intorno a quel valore in cui il comportamento lineare funziona abbastanza bene. Al di sopra e al di sotto di queste ho degli intervalli in cui i grigi nella stampa si "appiattiscono" verso il bianco o il nero, o in altri termini non sono più in grado di modulare il contrasto ovvero risolvere le differenze di luminosità. In altri termini la gamma dinamica di una stampa è finita (non posso riprodurre un contrasto infinito su un pezzo di carta) e agli estremi tonali c'è meno separazione dei grigi stampati a parità di differenza di esposizione (piede e spalla per gli amici).
Voglio quindi una serie di negativi con l'esposizione centrata in modo tale da sfruttare al meglio questo comportamento per le mie intenzioni: voglio capire quanti stop ho sopra e sotto rispetto al valore suggerito dall'esposimetro prima che sia percettibile questa compressione e quanti prima di raggiungere il bianco carta e l'annerimento totale. Le mie intenzioni in quanto tali queste informazioni le sfruttano liberamente: se voglio scattare una silouhette sceglierò un tono vicino al nero da associare a un incarnato pallido a piacere.
Come criterio per i parametri di stampa a questo punto penso che sia necessario solo mettersi in condizioni comode, ovvero fare in modo che i negativi esposti e sviluppati in modo tale da soddisfare la condizioni di essere più o meno centrati nel delta lineare si stampino con tempi intorno al mezzo minuto.
Il grosso limite del ragionamento fino ad adesso è che con lo sviluppo ed esposizione carta e sviluppo negativo fissati la stampa ha uno scarto tra il tono più scuro e il tono più chiaro riproducibile fisso. Poniamo per esempio che in una determinata situazione voglia rendere il prato con un determinato grigio scuro e una nuvola con un grigio chiaro. Se nella mia scaletta dei toni campione sono separati da tre stop mentre le misurazioni esposimetriche mi dicono che sono separati da cinque con gli strumenti a mia disposizione fino ad adesso non posso fare nulla: se prenderò come riferimento il prato la nuvola scapperà in alto e viceversa.
Per superare questa limitazione, ovvero per affiancare al controllo dell'esposizione del negativo anche quello del contrasto, devo "sbloccare" un'altra variabile: lo sviluppo del negativo. Questo si comporta in modo tale per cui la scelta del riferimento tra prato e nuvola non è equivalente.

Prima di andare avanti però aspetto rettifiche :D
Andrea

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Re: Zone System, for dummies.

Messaggio da Merambolin »

La mia esperienza per quanto riguarda la stampa è pari a 0 in pratica però voglio provare. Vi chiedo scusa in anticipo.

Probabilmente non è esatto come ragionamento, ma mi viene da dire che da qualche parte bisogna pur iniziare e senza una pellicola e un rivelatore non posso far partire l'esperimento, quindi per prima cosa sceglierei questi due elementi in base alle mie esigenze.

Fatto ciò devo imparare a conoscere quello che sto usando. Mi serve un valore base da dove partire quindi intanto scatterei la pellicola considerando come "effettiva" la sensibilità consigliata/indicata dal produttore ( dicesi "nominale" che l'80% delle volte nel bianco e nero non coincide con quella reale) ed allo stesso modo utilizzerei i tempi consigliati come riferimento.

Ma cosa imprimo sui fotogrammi? Il soggetto non può cambiare ogni volta altrimenti perderebbe la sua validità, quindi sceglierei un soggetto da ritrarre che si trovi sempre nelle stesse condizioni di luce e su cui poi applicherei il +N; -N di cui parlavamo sopra.

Sviluppo la pellicola ed ottengo risultati diversi. Certo, posso trarre alcune considerazioni anche solo dalla vista del negativo se magari ho un minimo di esperienza riuscendo ad escludere quanto meno i valori estremi (l'ultra sovra- e l'ultra sotto-) avvicinandomi di più all'effettiva sensibilità della pellicola, ma di sicuro non sono sufficienti.

Ora qui la mia esperienza diretta si ferma, in quanto non possiedo densitometro o C.O dove poter stampare, ma se proprio dovessi continuare penso che farei così:

Procederei alla stampa utilizzando filtro di contrasto il più neutrale possibile ( se non mi sbaglio dovrebbe essere quello di grado 2) e allo stesso modo cercherei di tenere tutte le altre variabili legate alla stampa ad un valore il più "standard" possibile, così da evitare fluttuazioni eccessive nei risultati.

In base a ciò che ottengo inizio a farmi un'idea.

Quale tra queste stampe è più vicina a ciò che voglio ottenere? Ciò che avevo "previsualizzato"?

I parametri di stampa sono rimasti invariati per ognuna di esse quindi cosa posso variare? Esposizione e sviluppo del negativo. ok. Proviamo a cambiare uno di questi due fattori.

E ricomincerei il processo.

Una volta trovata un'accoppiata esposizione/sviluppo soddisfacente inizierei a variare i valori di stampa per rifinire il più possibile il risultato finale



Così descritto mi sembra un processo molto poco efficiente a livello di tempo e risorse ma con le conoscenze in mio possesso è l'unico che, a livello logico, mi permetta di riportare il risultato a casa

P.S
@Silverprint , ho tremendamente bisogno di uno dei tuoi corsi...

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