Diapositive facili e a basso prezzo
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Diapositive facili e a basso prezzo
Le diapositive sono sempre state le regine della fotografia analogica a colori, anche se recentemente la loro diffusione si è molto ridotta. La visione di una bella diapositiva proiettata su un grande schermo è un'esperienza visiva che rimane impressa nella mente di un appassionato fotografo, in grado anche di far vacillare molte sicumere degli appassionati “cugini” digitali.
La contrazione del mercato analogico ha generalmente ridotto l'offerta di materiale sensibile ma le pellicole invertibili sono quelle che hanno subito il taglio più drastico. Fino a qualche anno fa le uniche pellicole disponibili, seppur eccellenti, erano le Fuji Provia 100 e Velvia 100 e 50, mentre era completamente sparita, inghiottita nel gorgo degli infiniti cicli di crisi e amministrazioni controllate, l'enorme offerta di pellicole invertibili della Kodak. Nel 2018 però la Kodak ha presentato la nuova Ektachrome E100, una pellicola davvero eccellente e nel solco della migliore tradizione alla quale la casa gialla aveva abituato i fotografi più “âgée”.
Quindi oggi per chi vuole provare l'emozione di scattare e proiettare diapositive è possibile caricare in macchina un rullo di Fuji Provia o Velvia, o una Kodak E100. Ma l'esperienza non è certo a buon mercato: il costo di un rullino da 36 pose supera abbondantemente i 20€ (la E100 sfiora i 30€ a rullino), a cui si deve aggiungere il costo del trattamento e, nel caso si sia analogici fino al midollo e ci si ostini a voler proiettare le diapositive, quello dell'intelaiatura. Non solo, l'esiguo numero di rullini sviluppati fa si che i laboratori, per ottimizzare i processi, tendano ad accumulare un numero congruo di rullini prima di far partire una tornata di sviluppo, con tempi di attesa piuttosto lunghi e con risultati qualitativi che possono non essere all'altezza delle potenzialità che queste pellicole possono esprimere. Anche il trattamento in proprio, se non impossibile, è più elaborato e lungo del C-41 e un kit di E6 da 1 litro non è certo a buon mercato; il costo ha senso solo si ha un certo numero di rullini da sviluppare, cioè se si è già investita una discreta cifra in pellicole invertibili, magari per un viaggio o un progetto fotografico.
Per chi avesse intenzione di fare anche solo una prova, così giusto per vedere che effetto fanno le dia, il panorama non sembra essere dei migliori: costi della pellicola e del trattamento alti e risultati incerti sono scogli che scoraggerebbero anche i più ostinati, ma...
Come a volte accade un banale errore di disattenzione è stato la scintilla che ha fatto partire una sperimentazione per vedere se era possibile ottenere delle buone diapositive, da sviluppare con chimici che molti appassionati di camera oscura già hanno in casa, o che sono facilmente reperibili, e ad un prezzo più conveniente.
Questo articolo è quindi indirizzato a chi ha abbandonato le diapositive, magari per l'alto costo, ma gli sono rimaste nel cuore o ai fotografi più giovani curiosi di provare le pellicole invertibili ma scoraggiati dal costo dei materiali e/o le difficoltà di trattamento.
Per sbaglio...
...una Harman Phoenix 200, pellicola negativa a colori , anziché essere sviluppata in C-41, è stata trattata come se fosse stata una pellicola in BN. Mi è già capitato di sviluppare pellicole negative colori in bianco e nero e i risultati sono stati sempre deludenti; il negativo rimane di un color marroncino molto denso e opaco e l'immagine negativa, seppur presente, fatica ad uscire fuori dal mare di velo che la circonda. Le pellicole negative colore hanno vari strati tra cui alcuni che servono a filtrare la luce e che poi si scolorano durante il trattamento C-41. Inoltre ogni strato, sensibile ad una specifica porzione di spettro luminoso, produce una sua immagine negativa che si trova poi ad essere sovrapposta a quelle degli altri strati; ma mentre col trattamento C-41 le immagini in ogni singolo strato sono formate da coloranti traslucidi, quando una pellicola negativa a colori si sviluppa in BN ogni strato produce un immagine formata di argento metallico ben più opaca. A questo si aggiunge la maschera arancione, anch'essa formata da coloranti nel C-41 ma che in BN diventa un densissimo velo grigio che ricopre tutta la pellicola.Invece con la Harman Phoenix 200 il trattamento in BN ha prodotto un negativo molto simile a quelli ottenuti con le normali pellicole BN, ma molto sottoesposto, ad occhio di 3 - 4 stop. Di fronte a questo strano comportamento la prima cosa che mi è venuta in mente, anche se la meno razione, è stata la possibilità di usare in casi di emergenza la Phoenix come pellicola in BN da 25 iso, ma subito dopo mi sono detto che sarebbe stato uno spreco non usare tutti quei copulanti colore che la casa inglese aveva inserito nell'emulsione e, forte anche del fatto che questa pellicola non ha la maschera arancione, mi sono detto: perché non fare una prova ad invertire la Phoenix?
Già qualcuno in rete aveva provato a trattare la Phoenix in cross-processing in E6 ma con risultati piuttosto deludenti: oltre ad una decisa perdita di sensibilità (prevedibile visto il comportamento quando sviluppata in BN) si manifesta anche una fortissima dominante blu/ciano che non si riesce a compensare neanche usando un filtro di conversione 85B da luce fredda a luce calda; l'unico modo per avere un'immagine decente è quello di scansionare e correggere in post-produzione l'equilibrio cromatico, ma sempre con risultati finali abbastanza deludenti.
Quindi il cross-processing non è una strada percorribile, non solo per la scarsissima qualità dei risultati ma anche perché non avrebbe portato sostanziali economie dato che sempre sulla chimica E6 o sui laboratori ci si doveva affidare. Bisognava studiare un diverso trattamento di inversione.
Teoria del trattamento di inversione
Il processo di inversione di una pellicola a colori prevede un primo sviluppo in bianco e nero che, trasformando in argento metallico l'immagine negativa, lascia sotto forma di alogenuro d'argento non esposto e non sviluppato l'immagine positiva.
Dopo lo sviluppo in bianco e nero si procede al processo di inversione, cioè tutti gli alogenuri d'argento che non sono stati sviluppati in BN, e che costituiscono appunto l'immagine positiva, vengono esposti. Questo può essere fatto in due modi: o chimicamente, come nel trattamento E6, cioè con un bagno chimico che vela completamente tutti gli alogenuri d'argento rimasti, oppure, come si è sempre storicamente fatto, aprendo la tank di sviluppo ed esponendo la pellicola ad una forte fonte luminosa in modo che ogni alogenuro d'argento venga completamente esposto dalla luce.
In questa fase sulla pellicola è presente una immagine negativa in BN formata dallo sviluppo BN e una immagine latente positiva formata dagli alogenuri non sviluppati ma esposti durante l'inversione.
Nella pellicola a colori però sono anche presenti i copulanti, cioè le sostanze che generano il colore; i copulanti hanno bisogno di uno sviluppo cromogeno per essere attivati, mentre rimangono inerti se incontrano un normale sviluppo in BN.
Dopo l'inversione si procede quindi allo sviluppo colore, cioè ad un bagno di sviluppo che nello sviluppare gli alogenuri d'argento esposti ne attiva anche i copulanti generando contestualmente anche l'immagine colorata. In questa fase sulla pellicola sarà quindi presente una immagine negativa BN d'argento metallico formata dal primo sviluppo e una immagine positiva costituita da due immagini sovrapposte: una immagine in BN formata da argento metallico e una colorata formata dai coloranti attivati dallo sviluppo cromogeno. A questo punto nella pellicola non ci sono più alogenuri d'argento, dato che tutti sono stati esposti sia dall'esposizione nella fotocamera che durante il processo di inversione e sono stati anche sviluppati o dal primo sviluppo in BN o dalolo sviluppo cromogeno.
Dopo lo sviluppo colore si passa alla fase di sbianca in cui tutto l'argento metallico viene ritrasformato per via chimica in alogenuro d'argento. Alla fine di questo trattamento sulla pellicola sarà presente l'immagine positiva a colori formata dai coloranti e alogenuri d'argento, senza più traccia di argento metallico.
L'ultimo passo è quindi il bagno di fissaggio che elimina gli alogenuri d'argento lasciando solo l'immagine positiva colorata, la nostra diapositiva.
Segue poi il lavaggio e un bagno di stabilizzazione dei coloranti che protegge nel tempo l'immagine colorata e funge anche da imbibente per una asciugatura uniforme della pellicola.
Ogni fase del processo è poi intervallata da una serie di sciacqui intermedi per evitare l'inquinamento dei bagni chimici.
Trovare un diverso processo di inversione
Bisognava “inventarsi” un nuovo sistema per invertire la Phoenix che doveva passare per uno sviluppo in BN che avesse l'energia sufficiente a sviluppare un buon livello di contrasto, necessario per non avere diapositive scialbe e poco attraenti, ma che al contempo non generasse troppo velo che sarebbe andato poi a sporcare le alteluci che nella Phoenix erano già penalizzate dal supporto che è già piuttosto grigio e denso di suo. Una buona scelta poteva essere l'HC-110 nella sua versione densa, adesso riproposto dalla Adox. L'HC-110 ha una grande riserva di energia che può essere modulata variando la diluizione del concentrato offrendo una grande versatilità nella gestione del contrasto. Inoltre è stato progettato come sviluppo per le sviluppatrici automatiche per cui è anche ben addizionato di antivelo per gestire al meglio lo sviluppo in macchina ad alta temperatura; il candidato perfetto per essere usato come primo sviluppo nel trattamento invertibile.
Come sviluppo colore poteva benissimo essere usato quello del C-41, dato che i copulanti colore della pellicola erano già stati ottimizzati per quel processo e inoltre, sempre in un ottica di risparmio, è possibile acquistarlo separatamente senza dover prendere un intero Kit C-41.
Anche la sbianca poteva essere quella del C-41 ma questo avrebbe comportato la necessità di acquistare un intero kit C-41, e forse questa non sarebbe stata l'opzione migliore se si ha intenzione di scattare solo qualche rullo di diapositive per vedere “cosa viene”. Ma l'ECN-2, il trattamento colore usato per le pellicole cinematografiche, prevede una sbianca a base di ferricianuro di composizione simile a quella usata anche in diversi trattamenti per il bianco e nero come l'indebolitore di Farmer o il viraggio seppia che possono già essere nelle camere oscure dei fotoamatori.
Infine per quanto riguarda il fissaggio, una qualsiasi formulazione, meglio se non troppo acida, sarebbe andata bene.
Ricapitolando i prodotti chimici utilizzati per il processo di inversione delle Phoenix sono stati:
1. Primo sviluppo con HC-110 alla diluizione di 1+19
2. Sviluppo colore del Kit C-41 (può essere acquistato separatamente senza necessità di prendere un Kit intero)
3. Sbianca a base di ferricianuro/bromuro (bagno di sbianca del viraggio seppia)
4. Fissagio neutro Rollei RXN 1+4
5. Stabilizzatore o in assenza anche del semplice imbibente.
Il trattamento è stato fatto a 38°C secondo lo standard del C-41, trattamento al quale la Phoenix 200 dovrebbe essere stata ottimizzata (ma anche la temperatura di trattamento dell'E6 è di 38°C)
Il fatto di dover sviluppare a 38°C non deve spaventare, con un piccolo investimento è possibile attrezzare un bagnomaria termostatato in grado di mantenere perfettamente la temperatura per tutta la durata dello sviluppo, senza bisogno di acquistare costose attrezzature dedicate.
Varianti di trattamento
Si possono sicuramente usare chimici diversi da quelli usati sopra ma andrebbero fatti una serie di test per vedere la qualità dei risultati che si ottengono. Come primo sviluppo potrebbe essere interessante fare delle prove con l'Ilfotec-HC, oppure con l'Ars-Imago FD, magari con un ulteriore aggiunta di antivelo (3-5 ml/l di soluzione all'1% di benzotriazolo). Se già si ha un kit per il C-41 in giro sia la sbianca e che il fissaggio, oppure il bagno di blix nei kit a 2 bagni, possono essere delle validissime alternative. Non ho fatto prove con fissaggi a pH acido, come l'Ilford Hypam o l'Ilford Rapid Fixer, bisognerebbe valutare se l'acidità del bagno non causi uno slittamento cromatico oppure possa essere deleterio a lungo termine sulla tenuta dei coloranti rovinando le immagini dopo qualche tempo. Se qualcuno ha voglia di sperimentare e condividere i propri risultati sarebbe una cosa interessante.
Inversione
Il trattamento di inversione è stato fatto con l'esposizione alla luce. Dopo il primo sviluppo sono stati fatti 4 riasciacqui in acqua di 30” ognuno per eliminare qualsiasi traccia di rivelatore dall'emulsione –si sarebbe potuto usare anche un bagno di arresto con una soluzione al 2% di acido acetico, seguito da un veloce risciacquo in acqua per eliminare l'eccesso di stop–
La tank è stata aperta quindi aperta e la spirale è stata inserita in un becker in vetro riempito con acqua a 38°C per evitare shock termici alla pellicola e il tutto è stato posto a circa 40 cm da una lampada alogena da 400W ruotando di 90° il becker ogni 30” per 2' in totale (un giro completo), quindi la spirale è stata ribaltata sottosopra e si è ripetuta l'esposizione per altri 2 minuti con le stesse modalità. Per una maggior sicurezza di aver esposto ogni alogenuro d'argento disponibile ho dato anche un lampo a piena potenza per lato usando un flash con NG 50 a distanza ravvicinata.
Test e prova sul campo
La messa a punto del trattamento ha richiesto un bel po' di prove e parecchi metri di pellicola ma alla fine sono giunto ad un buon compromesso. Buona parte degli sforzi sono stati indirizzati a trovare una compromesso tra il primo sviluppo e lo sviluppo cromogeno per aumentare la sensibilità effettiva della Phoenix, che quando è usata come diapositiva rimane piuttosto bassa: i migliori risultati si ottengono ad una sensibilità di soli 16 ISO. 16 ISO possono sembrare bassi ma sono 2/3 di stop in meno della mitica Kodakchrome 25 e nelle giornate di sole si riesce a fotografare senza grandi problemi.
Trattamento
Valutazioni finali
I risultati ottenuti sono soddisfacenti, considerando che si sta facendo una forzatura sui materiali. Forse è proprio la natura un po' “grezza” di questa pellicola a colori della Harman che gli permette di incassare trattamenti non ottimizzati ottenendo in ogni caso risultati di buona qualità; probabilmente una pellicola più raffinata dal punto di vista tecnico avrebbe restituito immagini di non altrettanta qualità (avrei un rullo 120 di Provia scaduta che farebbe proprio all'uopo per vedere come si comporta con questo trattamento...)
Certo la fedeltà cromatica non è il suo forte ma del resto la Phoenix 200 non eccelle in questo campo neanche quando viene usata per quello che effettivamente è, cioè una pellicola negativa. Nonostante sia presente un po' di cross-over con luci tendenti al caldo e una leggera dominante fredda sulle ombre, nel complesso l'equilibrio cromatico è più che buono; i rossi e blu sono molto saturi e squillanti, meno i gialli, e anche l'incarnato risulta è piuttosto pallido, tutto sommato una resa cromatica simile a quella che questa pellicola ha in C-41.
Non avendo uno strato anti-halo le parti più chiare dell'immagine tendono ad essere circondate da un alone luminoso, un effetto che in alcuni contesti può anche essere gradevole.
I “minus” sono una bassa sensibilità, 16 iso relegano l'uso della “Phoenixchrome” a scatti in giornate soleggiate e luminose, ma... il treppiedi non dovrebbe mai mancare nella borsa del fotografo previdente. L'uso di un filtro “skylight” rende i toni leggermente più caldi e piacevoli, andando a compensare la leggera dominante fredda sui toni più scuri.
Il contrasto è alto e questo limita la latitudine di posa; variazioni di 0,5 stop si sentono più che con le pellicole invertibili tradizionali e la pellcola tende a chiudere i neri o a bruciare le alteluci molto facilmente, quindi in caso si dubbio è meglio scattare un bracketing di ±0.5 stop, per ogni evenienza.
Facendo due conti la Phoenix in invertibile è sicuramente più economica delle Provia, Velvia o Ektachrome; il costo della pellicola è inferiore di circa il 30-40% e per il trattamento è possibile usare in buona parte della chimica riutilizzabile anche per altri scopi. Se poi si sviluppa già il negativo colore in casa gran parte dei bagni chimici possono essere utilizzati anche per il trattamento invertibile; si tratta solo di procurarsi lo sviluppo in BN del prima passaggio.
Non resta quindi che provare questa pellicola in modalità diapo e godersi dal vivo gli splendidi risultati qualitativi di una immagine diretta senza le perdite dovute ai passaggi intermedi, scanner o ingranditore e riscoprire il fascino delle pellicole invertibili.
Foto
La contrazione del mercato analogico ha generalmente ridotto l'offerta di materiale sensibile ma le pellicole invertibili sono quelle che hanno subito il taglio più drastico. Fino a qualche anno fa le uniche pellicole disponibili, seppur eccellenti, erano le Fuji Provia 100 e Velvia 100 e 50, mentre era completamente sparita, inghiottita nel gorgo degli infiniti cicli di crisi e amministrazioni controllate, l'enorme offerta di pellicole invertibili della Kodak. Nel 2018 però la Kodak ha presentato la nuova Ektachrome E100, una pellicola davvero eccellente e nel solco della migliore tradizione alla quale la casa gialla aveva abituato i fotografi più “âgée”.
Quindi oggi per chi vuole provare l'emozione di scattare e proiettare diapositive è possibile caricare in macchina un rullo di Fuji Provia o Velvia, o una Kodak E100. Ma l'esperienza non è certo a buon mercato: il costo di un rullino da 36 pose supera abbondantemente i 20€ (la E100 sfiora i 30€ a rullino), a cui si deve aggiungere il costo del trattamento e, nel caso si sia analogici fino al midollo e ci si ostini a voler proiettare le diapositive, quello dell'intelaiatura. Non solo, l'esiguo numero di rullini sviluppati fa si che i laboratori, per ottimizzare i processi, tendano ad accumulare un numero congruo di rullini prima di far partire una tornata di sviluppo, con tempi di attesa piuttosto lunghi e con risultati qualitativi che possono non essere all'altezza delle potenzialità che queste pellicole possono esprimere. Anche il trattamento in proprio, se non impossibile, è più elaborato e lungo del C-41 e un kit di E6 da 1 litro non è certo a buon mercato; il costo ha senso solo si ha un certo numero di rullini da sviluppare, cioè se si è già investita una discreta cifra in pellicole invertibili, magari per un viaggio o un progetto fotografico.
Per chi avesse intenzione di fare anche solo una prova, così giusto per vedere che effetto fanno le dia, il panorama non sembra essere dei migliori: costi della pellicola e del trattamento alti e risultati incerti sono scogli che scoraggerebbero anche i più ostinati, ma...
Come a volte accade un banale errore di disattenzione è stato la scintilla che ha fatto partire una sperimentazione per vedere se era possibile ottenere delle buone diapositive, da sviluppare con chimici che molti appassionati di camera oscura già hanno in casa, o che sono facilmente reperibili, e ad un prezzo più conveniente.
Questo articolo è quindi indirizzato a chi ha abbandonato le diapositive, magari per l'alto costo, ma gli sono rimaste nel cuore o ai fotografi più giovani curiosi di provare le pellicole invertibili ma scoraggiati dal costo dei materiali e/o le difficoltà di trattamento.
Per sbaglio...
...una Harman Phoenix 200, pellicola negativa a colori , anziché essere sviluppata in C-41, è stata trattata come se fosse stata una pellicola in BN. Mi è già capitato di sviluppare pellicole negative colori in bianco e nero e i risultati sono stati sempre deludenti; il negativo rimane di un color marroncino molto denso e opaco e l'immagine negativa, seppur presente, fatica ad uscire fuori dal mare di velo che la circonda. Le pellicole negative colore hanno vari strati tra cui alcuni che servono a filtrare la luce e che poi si scolorano durante il trattamento C-41. Inoltre ogni strato, sensibile ad una specifica porzione di spettro luminoso, produce una sua immagine negativa che si trova poi ad essere sovrapposta a quelle degli altri strati; ma mentre col trattamento C-41 le immagini in ogni singolo strato sono formate da coloranti traslucidi, quando una pellicola negativa a colori si sviluppa in BN ogni strato produce un immagine formata di argento metallico ben più opaca. A questo si aggiunge la maschera arancione, anch'essa formata da coloranti nel C-41 ma che in BN diventa un densissimo velo grigio che ricopre tutta la pellicola.Invece con la Harman Phoenix 200 il trattamento in BN ha prodotto un negativo molto simile a quelli ottenuti con le normali pellicole BN, ma molto sottoesposto, ad occhio di 3 - 4 stop. Di fronte a questo strano comportamento la prima cosa che mi è venuta in mente, anche se la meno razione, è stata la possibilità di usare in casi di emergenza la Phoenix come pellicola in BN da 25 iso, ma subito dopo mi sono detto che sarebbe stato uno spreco non usare tutti quei copulanti colore che la casa inglese aveva inserito nell'emulsione e, forte anche del fatto che questa pellicola non ha la maschera arancione, mi sono detto: perché non fare una prova ad invertire la Phoenix?
Già qualcuno in rete aveva provato a trattare la Phoenix in cross-processing in E6 ma con risultati piuttosto deludenti: oltre ad una decisa perdita di sensibilità (prevedibile visto il comportamento quando sviluppata in BN) si manifesta anche una fortissima dominante blu/ciano che non si riesce a compensare neanche usando un filtro di conversione 85B da luce fredda a luce calda; l'unico modo per avere un'immagine decente è quello di scansionare e correggere in post-produzione l'equilibrio cromatico, ma sempre con risultati finali abbastanza deludenti.
Quindi il cross-processing non è una strada percorribile, non solo per la scarsissima qualità dei risultati ma anche perché non avrebbe portato sostanziali economie dato che sempre sulla chimica E6 o sui laboratori ci si doveva affidare. Bisognava studiare un diverso trattamento di inversione.
Teoria del trattamento di inversione
Il processo di inversione di una pellicola a colori prevede un primo sviluppo in bianco e nero che, trasformando in argento metallico l'immagine negativa, lascia sotto forma di alogenuro d'argento non esposto e non sviluppato l'immagine positiva.
Dopo lo sviluppo in bianco e nero si procede al processo di inversione, cioè tutti gli alogenuri d'argento che non sono stati sviluppati in BN, e che costituiscono appunto l'immagine positiva, vengono esposti. Questo può essere fatto in due modi: o chimicamente, come nel trattamento E6, cioè con un bagno chimico che vela completamente tutti gli alogenuri d'argento rimasti, oppure, come si è sempre storicamente fatto, aprendo la tank di sviluppo ed esponendo la pellicola ad una forte fonte luminosa in modo che ogni alogenuro d'argento venga completamente esposto dalla luce.
In questa fase sulla pellicola è presente una immagine negativa in BN formata dallo sviluppo BN e una immagine latente positiva formata dagli alogenuri non sviluppati ma esposti durante l'inversione.
Nella pellicola a colori però sono anche presenti i copulanti, cioè le sostanze che generano il colore; i copulanti hanno bisogno di uno sviluppo cromogeno per essere attivati, mentre rimangono inerti se incontrano un normale sviluppo in BN.
Dopo l'inversione si procede quindi allo sviluppo colore, cioè ad un bagno di sviluppo che nello sviluppare gli alogenuri d'argento esposti ne attiva anche i copulanti generando contestualmente anche l'immagine colorata. In questa fase sulla pellicola sarà quindi presente una immagine negativa BN d'argento metallico formata dal primo sviluppo e una immagine positiva costituita da due immagini sovrapposte: una immagine in BN formata da argento metallico e una colorata formata dai coloranti attivati dallo sviluppo cromogeno. A questo punto nella pellicola non ci sono più alogenuri d'argento, dato che tutti sono stati esposti sia dall'esposizione nella fotocamera che durante il processo di inversione e sono stati anche sviluppati o dal primo sviluppo in BN o dalolo sviluppo cromogeno.
Dopo lo sviluppo colore si passa alla fase di sbianca in cui tutto l'argento metallico viene ritrasformato per via chimica in alogenuro d'argento. Alla fine di questo trattamento sulla pellicola sarà presente l'immagine positiva a colori formata dai coloranti e alogenuri d'argento, senza più traccia di argento metallico.
L'ultimo passo è quindi il bagno di fissaggio che elimina gli alogenuri d'argento lasciando solo l'immagine positiva colorata, la nostra diapositiva.
Segue poi il lavaggio e un bagno di stabilizzazione dei coloranti che protegge nel tempo l'immagine colorata e funge anche da imbibente per una asciugatura uniforme della pellicola.
Ogni fase del processo è poi intervallata da una serie di sciacqui intermedi per evitare l'inquinamento dei bagni chimici.
Trovare un diverso processo di inversione
Bisognava “inventarsi” un nuovo sistema per invertire la Phoenix che doveva passare per uno sviluppo in BN che avesse l'energia sufficiente a sviluppare un buon livello di contrasto, necessario per non avere diapositive scialbe e poco attraenti, ma che al contempo non generasse troppo velo che sarebbe andato poi a sporcare le alteluci che nella Phoenix erano già penalizzate dal supporto che è già piuttosto grigio e denso di suo. Una buona scelta poteva essere l'HC-110 nella sua versione densa, adesso riproposto dalla Adox. L'HC-110 ha una grande riserva di energia che può essere modulata variando la diluizione del concentrato offrendo una grande versatilità nella gestione del contrasto. Inoltre è stato progettato come sviluppo per le sviluppatrici automatiche per cui è anche ben addizionato di antivelo per gestire al meglio lo sviluppo in macchina ad alta temperatura; il candidato perfetto per essere usato come primo sviluppo nel trattamento invertibile.
Come sviluppo colore poteva benissimo essere usato quello del C-41, dato che i copulanti colore della pellicola erano già stati ottimizzati per quel processo e inoltre, sempre in un ottica di risparmio, è possibile acquistarlo separatamente senza dover prendere un intero Kit C-41.
Anche la sbianca poteva essere quella del C-41 ma questo avrebbe comportato la necessità di acquistare un intero kit C-41, e forse questa non sarebbe stata l'opzione migliore se si ha intenzione di scattare solo qualche rullo di diapositive per vedere “cosa viene”. Ma l'ECN-2, il trattamento colore usato per le pellicole cinematografiche, prevede una sbianca a base di ferricianuro di composizione simile a quella usata anche in diversi trattamenti per il bianco e nero come l'indebolitore di Farmer o il viraggio seppia che possono già essere nelle camere oscure dei fotoamatori.
Infine per quanto riguarda il fissaggio, una qualsiasi formulazione, meglio se non troppo acida, sarebbe andata bene.
Ricapitolando i prodotti chimici utilizzati per il processo di inversione delle Phoenix sono stati:
1. Primo sviluppo con HC-110 alla diluizione di 1+19
2. Sviluppo colore del Kit C-41 (può essere acquistato separatamente senza necessità di prendere un Kit intero)
3. Sbianca a base di ferricianuro/bromuro (bagno di sbianca del viraggio seppia)
4. Fissagio neutro Rollei RXN 1+4
5. Stabilizzatore o in assenza anche del semplice imbibente.
Il trattamento è stato fatto a 38°C secondo lo standard del C-41, trattamento al quale la Phoenix 200 dovrebbe essere stata ottimizzata (ma anche la temperatura di trattamento dell'E6 è di 38°C)
Il fatto di dover sviluppare a 38°C non deve spaventare, con un piccolo investimento è possibile attrezzare un bagnomaria termostatato in grado di mantenere perfettamente la temperatura per tutta la durata dello sviluppo, senza bisogno di acquistare costose attrezzature dedicate.
Varianti di trattamento
Si possono sicuramente usare chimici diversi da quelli usati sopra ma andrebbero fatti una serie di test per vedere la qualità dei risultati che si ottengono. Come primo sviluppo potrebbe essere interessante fare delle prove con l'Ilfotec-HC, oppure con l'Ars-Imago FD, magari con un ulteriore aggiunta di antivelo (3-5 ml/l di soluzione all'1% di benzotriazolo). Se già si ha un kit per il C-41 in giro sia la sbianca e che il fissaggio, oppure il bagno di blix nei kit a 2 bagni, possono essere delle validissime alternative. Non ho fatto prove con fissaggi a pH acido, come l'Ilford Hypam o l'Ilford Rapid Fixer, bisognerebbe valutare se l'acidità del bagno non causi uno slittamento cromatico oppure possa essere deleterio a lungo termine sulla tenuta dei coloranti rovinando le immagini dopo qualche tempo. Se qualcuno ha voglia di sperimentare e condividere i propri risultati sarebbe una cosa interessante.
Inversione
Il trattamento di inversione è stato fatto con l'esposizione alla luce. Dopo il primo sviluppo sono stati fatti 4 riasciacqui in acqua di 30” ognuno per eliminare qualsiasi traccia di rivelatore dall'emulsione –si sarebbe potuto usare anche un bagno di arresto con una soluzione al 2% di acido acetico, seguito da un veloce risciacquo in acqua per eliminare l'eccesso di stop–
La tank è stata aperta quindi aperta e la spirale è stata inserita in un becker in vetro riempito con acqua a 38°C per evitare shock termici alla pellicola e il tutto è stato posto a circa 40 cm da una lampada alogena da 400W ruotando di 90° il becker ogni 30” per 2' in totale (un giro completo), quindi la spirale è stata ribaltata sottosopra e si è ripetuta l'esposizione per altri 2 minuti con le stesse modalità. Per una maggior sicurezza di aver esposto ogni alogenuro d'argento disponibile ho dato anche un lampo a piena potenza per lato usando un flash con NG 50 a distanza ravvicinata.
Test e prova sul campo
La messa a punto del trattamento ha richiesto un bel po' di prove e parecchi metri di pellicola ma alla fine sono giunto ad un buon compromesso. Buona parte degli sforzi sono stati indirizzati a trovare una compromesso tra il primo sviluppo e lo sviluppo cromogeno per aumentare la sensibilità effettiva della Phoenix, che quando è usata come diapositiva rimane piuttosto bassa: i migliori risultati si ottengono ad una sensibilità di soli 16 ISO. 16 ISO possono sembrare bassi ma sono 2/3 di stop in meno della mitica Kodakchrome 25 e nelle giornate di sole si riesce a fotografare senza grandi problemi.
Trattamento
Valutazioni finali
I risultati ottenuti sono soddisfacenti, considerando che si sta facendo una forzatura sui materiali. Forse è proprio la natura un po' “grezza” di questa pellicola a colori della Harman che gli permette di incassare trattamenti non ottimizzati ottenendo in ogni caso risultati di buona qualità; probabilmente una pellicola più raffinata dal punto di vista tecnico avrebbe restituito immagini di non altrettanta qualità (avrei un rullo 120 di Provia scaduta che farebbe proprio all'uopo per vedere come si comporta con questo trattamento...)
Certo la fedeltà cromatica non è il suo forte ma del resto la Phoenix 200 non eccelle in questo campo neanche quando viene usata per quello che effettivamente è, cioè una pellicola negativa. Nonostante sia presente un po' di cross-over con luci tendenti al caldo e una leggera dominante fredda sulle ombre, nel complesso l'equilibrio cromatico è più che buono; i rossi e blu sono molto saturi e squillanti, meno i gialli, e anche l'incarnato risulta è piuttosto pallido, tutto sommato una resa cromatica simile a quella che questa pellicola ha in C-41.
Non avendo uno strato anti-halo le parti più chiare dell'immagine tendono ad essere circondate da un alone luminoso, un effetto che in alcuni contesti può anche essere gradevole.
I “minus” sono una bassa sensibilità, 16 iso relegano l'uso della “Phoenixchrome” a scatti in giornate soleggiate e luminose, ma... il treppiedi non dovrebbe mai mancare nella borsa del fotografo previdente. L'uso di un filtro “skylight” rende i toni leggermente più caldi e piacevoli, andando a compensare la leggera dominante fredda sui toni più scuri.
Il contrasto è alto e questo limita la latitudine di posa; variazioni di 0,5 stop si sentono più che con le pellicole invertibili tradizionali e la pellcola tende a chiudere i neri o a bruciare le alteluci molto facilmente, quindi in caso si dubbio è meglio scattare un bracketing di ±0.5 stop, per ogni evenienza.
Facendo due conti la Phoenix in invertibile è sicuramente più economica delle Provia, Velvia o Ektachrome; il costo della pellicola è inferiore di circa il 30-40% e per il trattamento è possibile usare in buona parte della chimica riutilizzabile anche per altri scopi. Se poi si sviluppa già il negativo colore in casa gran parte dei bagni chimici possono essere utilizzati anche per il trattamento invertibile; si tratta solo di procurarsi lo sviluppo in BN del prima passaggio.
Non resta quindi che provare questa pellicola in modalità diapo e godersi dal vivo gli splendidi risultati qualitativi di una immagine diretta senza le perdite dovute ai passaggi intermedi, scanner o ingranditore e riscoprire il fascino delle pellicole invertibili.
Foto


Re: Diapositive facili e a basso prezzo
Semplicemente geniale
grande Diego

grande Diego





Saluti
Gianni
La situazione è grave ma non seria.
Gianni
La situazione è grave ma non seria.
Re: Diapositive facili e a basso prezzo
Grande, sei il nuovo P.E.
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Re: Diapositive facili e a basso prezzo
Cavolo …
geniale resta comunque riduttivo, complimenti…
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-La mia migliore fotografia ... la farò domani [16/7/2025]
-“It’s always 12 minutes." [05/5/2025]
-viviamo in un mondo dove il sapone per i piatti è fatto con vero succo di limone, la limonata con aromi artificiali.
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Re: Diapositive facili e a basso prezzo
Bravissimo
Re: Diapositive facili e a basso prezzo
Beh formidabile, grandioso, sono a corto di aggettivi.
Grazie!
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Mauro
Re: Diapositive facili e a basso prezzo
Bel lavoro Diego, grazie per l'ennesima condivisione.
Le dia sono state sempre la mia pellicola preferita, ne ho archiviate un migliaio, mi hanno accompagnato nei miei primi viaggi e quindi l'idea di riprovarle mi attira, certo come dici giustamente i costi sono molto alti ma mai dire mai. Per la temperatura avevo adocchiato un sous wide coocker che alcuni si possono controllare da remoto tramite cellulare. Devo solo trovare una macchinetta per il montaggio ed un acquisto sistematico di telaietti....e si potrebbe ripartire...i loro colori e la proiezione mi hanno sempre lasciato un bel ricordo.
Le dia sono state sempre la mia pellicola preferita, ne ho archiviate un migliaio, mi hanno accompagnato nei miei primi viaggi e quindi l'idea di riprovarle mi attira, certo come dici giustamente i costi sono molto alti ma mai dire mai. Per la temperatura avevo adocchiato un sous wide coocker che alcuni si possono controllare da remoto tramite cellulare. Devo solo trovare una macchinetta per il montaggio ed un acquisto sistematico di telaietti....e si potrebbe ripartire...i loro colori e la proiezione mi hanno sempre lasciato un bel ricordo.
Re: Diapositive facili e a basso prezzo
Post stupendo. Complimenti!!!
- Pierpaolo B
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Re: Diapositive facili e a basso prezzo
Ne manderei uno spezzone alla ilford per vedere cosa dicono.
.....chissà se han letto questo post
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Mi chiamo Pierpaolo.
Uso fotocamere a molla con sensore intercambiabile di dimensioni minime 6x6 cm.
Clicca qui! .....e qui, ...e anche qui!
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Re: Diapositive facili e a basso prezzo
Grande Diego. Questi post generano voglia e passione

