Ciao a tutti,
leggendo questo:
MULTIGRADE filters are very easy to use: no
complicated calculations are needed when
changing from one filter to another. The exposure
time for filters 00–31/2 is the same; that for filters
4–5 is double. (pag. 2di4 del fact sheet Contrast Control di Ilford)
non ho capito cosa vuol dire; ho notato casualmente che per basso contrasto i tempi erano circa gli stessi, ma cosa vuol dire che per "4-5 e' doppio"?
Cioe', se passo da 2 a 3 posso lasciare lo stesso tempo di esposizione (e questo mi e' chiaro), e se passo da 3 a 4, oppure da 4 a 5?
Nel seguito c'e' un tabella per una Aristo W45 lamp + 40Y (???) la potrei usare come riferimento?
Uso un ingranditore a condensatori con lampada a tungsteno e filtri MG.
Capisco che in ogni caso vale la pena di rifare il provino, ma rifacendo il provino risparmierei un po' di prove nel ricentraggio dle tempo al variare della gradazione...
Filtri multigrade e tempi di esposizione
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- Pierpaolo B
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Re: Filtri multigrade e tempi di esposizione
In teoria i filtri da 00 a 3.5 richiedono lo stesso tempo di posa.... 4, 4.5 e 5 richiedono il doppio del tempo.
In pratica è una ca@@ata atomica
Per prima cosa dipende dalle carte.
Poi dipende dai filtri
Poi comunque è sempre tutto da rifare perchè l'immagine rifiltrata richiede l'aggiustamento delle luminanze che si distribuiscono tra il bianco e il nero.
In teoria l'aumentare del filtro chiude progressivamente il nero
In pratica l'aumentare del filtro chiude prima il nero ma sposta tutti i grigi e ne taglia una fetta. In soldoni se con il filtro II già avevi trovato il giusto tempo per la zona V se metti il filtro III la densità della zona V con filtro 2 cambierà
In pratica è una ca@@ata atomica
Per prima cosa dipende dalle carte.
Poi dipende dai filtri
Poi comunque è sempre tutto da rifare perchè l'immagine rifiltrata richiede l'aggiustamento delle luminanze che si distribuiscono tra il bianco e il nero.
In teoria l'aumentare del filtro chiude progressivamente il nero
In pratica l'aumentare del filtro chiude prima il nero ma sposta tutti i grigi e ne taglia una fetta. In soldoni se con il filtro II già avevi trovato il giusto tempo per la zona V se metti il filtro III la densità della zona V con filtro 2 cambierà
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- Pierpaolo B
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Re: Filtri multigrade e tempi di esposizione
Ho riletto e non c'ho capito nulla.....
.... ....
Che sonno che ho
Spero venga qualcun altro con i sensi più svegli
.... ....
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Re: Filtri multigrade e tempi di esposizione
se cerchi, avevo fatto più o meno la stessa domanda io qualche tempo fa.
Evito a Silverprint di rispondere la stessa cosa. ;)
Le variazioni che ti danno valgono su un certo grigio medio. su quel grigio medio, se passi da un filtro 2 a un filtro 5, per avere lo stesso grigio devi raddoppiare il tempo. se passi da un filtro 2 a uno 0, il tempo per quel grigio medio non cambia
ovviamente, queste indicazioni lasciano il tempo che trovano... perchè se cambi filtro è perchè vuoi variare i toni scuri e/o i toni chiari... e su questi, al variare del filtro varia sempre il tempo di esposizione. per studiare il comportamento, l'unica è fare delle prove. Ad esempio, prendi un tono scuro di riferimento e su quelli fai dei provini a scalare per ogni filtro. poi paragoni i provini a scalare e guardi quale variazione di tempo di restituisce in stampa lo stesso identico tono scuro.
Evito a Silverprint di rispondere la stessa cosa. ;)
Le variazioni che ti danno valgono su un certo grigio medio. su quel grigio medio, se passi da un filtro 2 a un filtro 5, per avere lo stesso grigio devi raddoppiare il tempo. se passi da un filtro 2 a uno 0, il tempo per quel grigio medio non cambia
ovviamente, queste indicazioni lasciano il tempo che trovano... perchè se cambi filtro è perchè vuoi variare i toni scuri e/o i toni chiari... e su questi, al variare del filtro varia sempre il tempo di esposizione. per studiare il comportamento, l'unica è fare delle prove. Ad esempio, prendi un tono scuro di riferimento e su quelli fai dei provini a scalare per ogni filtro. poi paragoni i provini a scalare e guardi quale variazione di tempo di restituisce in stampa lo stesso identico tono scuro.
"Se il fotografo non vede, la macchina fotografica non lo farà per lui" - Kenro Izu
Re: Filtri multigrade e tempi di esposizione
Grazie ad entrambi per le risposte
ho provato a cercare ma non ho trovato nulla in proposito. La procedura che ora sto utilizzando e' quella consigliata da Andrea (Silverprint) qui:
http://www.analogica.it/rivelatore-tri- ... tml#p26265
Faccio un primo provino a gradazione media (o perlomeno cerco di partire dalla gradazione che credo sia quella giusta) esponendo per i neri, vedo il tempo che mi da' il nero voluto, e osservo i bianchi: se sono troppo scuri aumento il contrasto, se troppo chiari lo diminuisco, altrimenti c'ho azzeccato.
Siccome al primo colpo non c'azzecco quasi mai , e quindi mi trovo costretto a rifare i provini con differenti gradazioni, mi chiedevo se, almeno per i toni scuri, esiste qualche relazione tra i tempi e il cambio di gradazione: in alcuni casi mi si e' quasi raddoppiata, come a dire rifai tutto ex novo, ma ero a grad 3 e andavo a grad 3.5...
I provini li faccio nel seguente modo: un primo provino a tempi con intervalli larghi (diciamo 10s, 20s, 30s, 40s, 50s) da cui vedo piu' o meno dove devo infittire; un secondo provino con intervallo di circa 3s o 5s (a seconda del se sto intorno ai 10s o ai 30s di esposizione), e l'ultimo a intervalli di circa 1-2s. Pero' se devo fare il cambio di gradazione, avendo almeno un'idea dell'esposizione della nuova gradazione, posso risparmiare qualche provino...
ho provato a cercare ma non ho trovato nulla in proposito. La procedura che ora sto utilizzando e' quella consigliata da Andrea (Silverprint) qui:
http://www.analogica.it/rivelatore-tri- ... tml#p26265
Faccio un primo provino a gradazione media (o perlomeno cerco di partire dalla gradazione che credo sia quella giusta) esponendo per i neri, vedo il tempo che mi da' il nero voluto, e osservo i bianchi: se sono troppo scuri aumento il contrasto, se troppo chiari lo diminuisco, altrimenti c'ho azzeccato.
Siccome al primo colpo non c'azzecco quasi mai , e quindi mi trovo costretto a rifare i provini con differenti gradazioni, mi chiedevo se, almeno per i toni scuri, esiste qualche relazione tra i tempi e il cambio di gradazione: in alcuni casi mi si e' quasi raddoppiata, come a dire rifai tutto ex novo, ma ero a grad 3 e andavo a grad 3.5...
I provini li faccio nel seguente modo: un primo provino a tempi con intervalli larghi (diciamo 10s, 20s, 30s, 40s, 50s) da cui vedo piu' o meno dove devo infittire; un secondo provino con intervallo di circa 3s o 5s (a seconda del se sto intorno ai 10s o ai 30s di esposizione), e l'ultimo a intervalli di circa 1-2s. Pero' se devo fare il cambio di gradazione, avendo almeno un'idea dell'esposizione della nuova gradazione, posso risparmiare qualche provino...
Re: Filtri multigrade e tempi di esposizione
saranno più o meno le stesse cose, comunque ti posto anche il link alla discussione che dicevo io
http://www.analogica.it/determinare-il- ... t2854.html?
http://www.analogica.it/determinare-il- ... t2854.html?
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Re: Filtri multigrade e tempi di esposizione
Io ho visto che è più propedeutico per chi ne ha masticato poco partire dai bianchi. Trova il bianco che vuoi magari schermandolo per avere un riferimento "carta" poi mantenendo "inalterato" il tempo aumenta/abbassa il filtro per trovare i neri che cerchi.
Come ha spiegato Andrea è sicuramente tecnicamente più appropriato e coerente con il SZ ma vedo che in molti faticano a "vedere" soprattutto se l'occhio non è smaliziato.
Il primo step comunque è discernere tra bisogno di aggiustare il tempo e bisogno di aggiustare il filtro.... in questo i "ragazzi" ci cozzano per diverso tempo
Come ha spiegato Andrea è sicuramente tecnicamente più appropriato e coerente con il SZ ma vedo che in molti faticano a "vedere" soprattutto se l'occhio non è smaliziato.
Il primo step comunque è discernere tra bisogno di aggiustare il tempo e bisogno di aggiustare il filtro.... in questo i "ragazzi" ci cozzano per diverso tempo
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Re: Filtri multigrade e tempi di esposizione
PS: ci tenevo a dire che una volta con le carte fisse capire il meccanismo era più semplice. Vedo che se si parte con le carte fisse in caso di dubbi su stampe deludenti si finisce (giustamente) a farsi delle domande sul negativo.
L'uso della carta fissa libera la mante da tante cose ed è uno sprone a trovare soluzioni alternative....
...poi le carte fisse hanno un look diverso ;)
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Re: Filtri multigrade e tempi di esposizione
Si alla lunga fare i provini diventa una rottura, ma non se ne esce facilmente.
Se si sta stampando "fine art" bisogna entare nell'ordine di idee che ci vogliono in media dalle 2 alle 4 ore per una stampa, che sembra un'eternità ma facendo un rapido conto tra provini, stampe di lavoro e qualche sbaglio più della metà del tempo si passa ad agitare le bacinelle.
Se, come mi pare in molti qui oramai hanno capito, la sensibilità della pellicola è un concetto relativo (per non dire aleatorio in alcune corcostanze), figuriamoci per le carte di stampa in cui i fabbricanti fanno un po' come gli pare.
Questo articolo è una veloce introduzione all'argomento, vedi se riesce a schiarirti meglio le idee.
Avere una corrispondenza tra esposizione e gradazione di contrasto è possibile solo su un tono unico di riferimento ma la cosa seppur utile (l'ho usata) si dimostra ben presto molto limitante; il tono scelto come riferimento potrebbe non essere presente nel negativo, oppure per motivi espressivi si può decidere di prenderne un'altro e a quel punto tutte le tabelle e i conti saltano e bisogna ritornare ai provini. Inoltre i provini forniscono una serie di informazioni aggiuntive fornendo un feedback essenziale al processo di stampa, in essi si può vedere l'andamento tonale rispetto all'esposizione, il rapporto dei toni tra di loro, e anche preziose informazioni sui tempi di eventuali mascherature o bruciature.
Discorso a parte invece merita imho la gradazione di contrasto. Non è detto che la gradazione di contrasto della carta debba per forza collimare con il contrasto del negativo, nella maggior parte dei casi è così ma uno stesso negativo (buono) può essere intepretato, con risultati validi, usando gradazioni di contrasto morbidissime oppure contrastate, molto dipende da come si interpreta, perché la stampa è un momento di intepretazione.
In linea generale l'approccio di trovare l'esposizione sulle luci della stampa, come indicato anche da Paolo Impressionando, e regolare il contrasto dalle ombre, è un buon sistema, ma si può fare benissimo il contrario, ma non c'è una formula da applicare perché poi così facendo neri e bianchi sono apposto ma magari si scopre che i toni medi proprio non ci sono e allora c'è qualcosa che non va nel negativo.
Se si sta stampando "fine art" bisogna entare nell'ordine di idee che ci vogliono in media dalle 2 alle 4 ore per una stampa, che sembra un'eternità ma facendo un rapido conto tra provini, stampe di lavoro e qualche sbaglio più della metà del tempo si passa ad agitare le bacinelle.
Se, come mi pare in molti qui oramai hanno capito, la sensibilità della pellicola è un concetto relativo (per non dire aleatorio in alcune corcostanze), figuriamoci per le carte di stampa in cui i fabbricanti fanno un po' come gli pare.
Questo articolo è una veloce introduzione all'argomento, vedi se riesce a schiarirti meglio le idee.
Avere una corrispondenza tra esposizione e gradazione di contrasto è possibile solo su un tono unico di riferimento ma la cosa seppur utile (l'ho usata) si dimostra ben presto molto limitante; il tono scelto come riferimento potrebbe non essere presente nel negativo, oppure per motivi espressivi si può decidere di prenderne un'altro e a quel punto tutte le tabelle e i conti saltano e bisogna ritornare ai provini. Inoltre i provini forniscono una serie di informazioni aggiuntive fornendo un feedback essenziale al processo di stampa, in essi si può vedere l'andamento tonale rispetto all'esposizione, il rapporto dei toni tra di loro, e anche preziose informazioni sui tempi di eventuali mascherature o bruciature.
Discorso a parte invece merita imho la gradazione di contrasto. Non è detto che la gradazione di contrasto della carta debba per forza collimare con il contrasto del negativo, nella maggior parte dei casi è così ma uno stesso negativo (buono) può essere intepretato, con risultati validi, usando gradazioni di contrasto morbidissime oppure contrastate, molto dipende da come si interpreta, perché la stampa è un momento di intepretazione.
In linea generale l'approccio di trovare l'esposizione sulle luci della stampa, come indicato anche da Paolo Impressionando, e regolare il contrasto dalle ombre, è un buon sistema, ma si può fare benissimo il contrario, ma non c'è una formula da applicare perché poi così facendo neri e bianchi sono apposto ma magari si scopre che i toni medi proprio non ci sono e allora c'è qualcosa che non va nel negativo.
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