"Simple Tools" - Un mio articolo per YET magazine.

Discussioni sull'etica e sulla filosofia applicata alla fotografia

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anonymous1

Re: "Simple Tools" - Un mio articolo per YET magazine.

Messaggio da anonymous1 »

Silverprint ha scritto:Correggo: per la stampa ci stanno ancora lavorando... nel frattempo potete scaricarlo gratis! :)
E come Andrea?


Enrico



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ciauz

Re: "Simple Tools" - Un mio articolo per YET magazine.

Messaggio da ciauz »

Accanto al bottone click on issue c'è la freccia di download.

Es. dell'ultimo numero: http://www.yet-magazine.com/wp-content/ ... ssue_5.pdf

ciauz

Re: "Simple Tools" - Un mio articolo per YET magazine.

Messaggio da ciauz »

Ho riletto con più attenzione l'articolo e devo dire che il metodo di analisi proposto da Silverprint è veramente efficace.
Efficace anche dal punto di vista dello stimolo motivazionale poichè trovo che un nuovo tool nella valigietta del fotografo è sempre utile. Basta saperlo usare!
Vengo al dunque chiedendo all'autore (visto che ne abbiamo la possibilità ;) ), ma ovviamente vale anche per tutti gli altri amici, un chiarimento, su un paio di punti a me un pò "oscuri":
1) dici che una fotografia per essere tale non può essere totalmente opaca o totalmente trasparente. Ne deduco quindi che, nel caso lo fosse, non sarebbe più corretto chiamarla fotografia. Un esempio di questi due estremi?
2) Il grado di trasparenza è una scelta del fotografo che però deve essere contestualizzata nel tempo e nella cultura. Di chi: del fotografo o dei lettori della fotografia? Ci sono vari scenari possibili, tutti validi.
E quindi per rimanere nell'esempio: quello che oggi possiamo etichettare come una fotografia pittorialista, domani sarà diverso? E per noi che vediamo una fotografia pittorialista (dello "sguardo") degli inizi '900, all'epoca era vista come pittorialista? No mi pare. E' un'etichetta critica sorta successivamente. E' un tool molto soggettivo quindi..

:D

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Silverprint
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Re: "Simple Tools" - Un mio articolo per YET magazine.

Messaggio da Silverprint »

Ciao Ciauz!

Sono tools soggettivi, però vi è un limite alla soggettività, poiché il termine di paragone è la visone umana (in senso biologico).
Io intendo i tools come strumenti di indagine, finalizzati all'indagine, non come strumenti per pervenire a conclusioni oggettive. Ritengo che l'interessante sia ragionare con strumenti condivisi più che giungere a conclusioni "definitive".

Una fotografia completamente trasparente sarebbe una immagine che non potremmo distinguere dalla realtà, ovvero una cosa impossibile trattandosi di una rappresentazione di essa. Ho sottolineato la cosa perché alcuni "filosofi" fanno finta di dimenticarsi di questo "piccolo" particolare, come il Barthes citato nell'articolo che ne La Camera Chiara dice: "la fotografia di una pipa è sempre inesorabilmente una pipa", parafrasando il celebre disegno di Magritte (ci sono molti altri esempi dello stesso tenore nel testo).

Una fotografia completamente opaca è una immagine ottenuta con processi fotochimici in cui non vi sia traccia riconoscibile di alcun elemento reale. Questo è possibile, ma le immagini così prodotte escono dal "fotografico" per entrare in altri campi, arte grafica, per es.

Il grado di trasparenza percepito varia un po' nel tempo, i dagherrotipi apparivano molto trasparenti ai loro tempi, ed oggi non è più così, ma ritengo che leggendo commenti d'epoca a quelle immagini ne dovremmo tener conto. Le immagini di Charleton E. Watkins puntavano alla trasparenza e verosimilmente come tali venivano viste. Oggi in esse la tecnica del tempo è troppo visibile e a noi appaiono meno trasparenti, però nonostante ciò ci accorgiamo che alla trasparenza puntavano, per esempio confrontandole con di quelle di Adams (che le scopiazzava) e che sono meno trasparenti perché Adams non riusciva a fare a meno di una certa spettacolarizzazione che Watkins invece evitava.

La fotografia pittorialista venne chiamata così già allora, ma il termine era usato per identificare un certo modo di fare fotografie, anzi una serie di modi di fare fotografie (ci sono molti pittorialismi), in qualche modo contrapposti a immagini allora vissute come più trasparenti. Io ho proposto di usare il termine in una accezione molto più ampia, cioè non riferita ad un particolare (o vari particolari) stili o tecniche, ma a quelle immagini che portano l'osservatore a concentrarsi sulla superficie di esse, sulla resa particolare che in esse hanno gli elementi rappresentati e di conseguenza sul grado di "protagonismo" del fotografo che attirando lo sguardo sulla superficie dell'immagine per il particolare trattamento che questa assume, concentra maggiormente l'attenzione dell'osservatore sulla sua particolare abilità di fotografo e meno sull'oggetto rappresentato.
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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ciauz

Re: "Simple Tools" - Un mio articolo per YET magazine.

Messaggio da ciauz »

Silverprint ha scritto:Una fotografia completamente trasparente sarebbe una immagine che non potremmo distinguere dalla realtà, ovvero una cosa impossibile trattandosi di una rappresentazione di essa. Ho sottolineato la cosa perché alcuni "filosofi" fanno finta di dimenticarsi di questo "piccolo" particolare, come il Barthes citato nell'articolo che ne La Camera Chiara dice: "la fotografia di una pipa è sempre inesorabilmente una pipa", parafrasando il celebre disegno di Magritte (ci sono molti altri esempi dello stesso tenore nel testo).

Una fotografia completamente opaca è una immagine ottenuta con processi fotochimici in cui non vi sia traccia riconoscibile di alcun elemento reale. Questo è possibile, ma le immagini così prodotte escono dal "fotografico" per entrare in altri campi, arte grafica, per es.
Grazie, come sempre, per l'approfondimento :)

Mi chiedo però se un'immagine ottenuta a contatto di, giusto per fare un esempio, una foglia di felce non sia completamente trasparente. Non è forse l'oggetto riprodotto su carta il più fedelmente possibile? Chi lo osserva riconoscerebbe solo una foglia, magari per interesse botanico, non la scambierebbe certo per una fotografia artistica. O trasparente potrebbe essere solo un ologramma tridimensionale?
Insisto un pò perchè "sò de coccio", un pò perchè trovo che questo discorso sulla trasparenza, non solo interpretativa ma anche esecutiva, sia veramente ricco di influenze.. :D

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Re: "Simple Tools" - Un mio articolo per YET magazine.

Messaggio da schyter »

ciauz ha scritto:
Mi chiedo però se un'immagine ottenuta a contatto di, giusto per fare un esempio, una foglia di felce non sia completamente trasparente. Non è forse l'oggetto riprodotto su carta il più fedelmente possibile? Chi lo osserva riconoscerebbe solo una foglia, magari per interesse botanico, non la scambierebbe certo per una fotografia artistica. O trasparente potrebbe essere solo un ologramma tridimensionale?
Insisto un pò perchè "sò de coccio", un pò perchè trovo che questo discorso sulla trasparenza, non solo interpretativa ma anche esecutiva, sia veramente ricco di influenze.. :D
bello questo topic, mi era sfuggito. e siccome sono di coccio pure io... :) volevo chiederti se ti riferivi a qualcosa di simile o ho interpretato male io. Grazie!
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Re: "Simple Tools" - Un mio articolo per YET magazine.

Messaggio da Silverprint »

L'immagine postata da Schyter è molto poco trasparente, poiché pur presentando un oggetto riconoscibile in essa l'effetto luminoso e coloristico sposta l'attenzione sul trattamento particolare che l'immagine ha ricevuto, ovvero sulla superficie di essa. È una immagine pittorica.

Le rappresentazioni totalmente trasparenti non esistono, possiamo solo immaginarle come, appunto, un ologramma tridimensionale totalmente privo di artefatti e in grado di riprodurre anche il movimento. L'unico esempio che abbiamo, ma è la rappresentazione di una rappresentazione, è quello del film L'Isola di Morel.
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Re: "Simple Tools" - Un mio articolo per YET magazine.

Messaggio da schyter »

Silverprint ha scritto:L'immagine postata da Schyter è molto poco trasparente, poiché pur presentando un oggetto riconoscibile in essa l'effetto luminoso e coloristico sposta l'attenzione sul trattamento particolare che l'immagine ha ricevuto, ovvero sulla superficie di essa. È una immagine pittorica.

Le rappresentazioni totalmente trasparenti non esistono, possiamo solo immaginarle come, appunto, un ologramma tridimensionale totalmente privo di artefatti e in grado di riprodurre anche il movimento. L'unico esempio che abbiamo, ma è la rappresentazione di una rappresentazione, è quello del film L'Isola di Morel.
Molto esausitivo... grazie. penso anche che il ragionamento nn faccia una grinza. Penso giusto, Andrea, se anche la gomma bicromata (b/n o colore) rientra nella "catalogazione" immagine pittorica? (forse è OT questa domanda...) grazie. :)
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Re: "Simple Tools" - Un mio articolo per YET magazine.

Messaggio da Silverprint »

Be'... la gomma bicromata fu una delle principali tecniche dei fotografi pittorialisti classici. Però più che dalla tecnica in sé per sé, dipende da come la si usa, anche se credo che ottenere immagini che tendono alla trasparenza con la gomma bicromata sia piuttosto difficile. :)
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Messaggio da svarfi »

Il concetto è veramente profondo e pian piano mi sta entrando in testa...
Quello che trovo utile Andrea sono gli esempi...
Dall'alto della mia ignoranza fotografica non conoscevo Watkins... Ho digitato su Google e ho capito cosa vuol dire tendere alla "trasparenza", il cui arrivo è impossibile poichè viziato da troppe interposizioni sia di materiali che di tecnica...
Devo dire che Watkins aveva proprio un bel manico, considerando il periodo storico e quindi i materiali che aveva a disposizione...
Ma soprattutto è proprio su un piano opposto a Adams il quale era veramente poco trasparente eppure da tutti osannato per l'esatto contrario...

Ora capisco tante cose, soprattutto quelle che mi hai spiegato davanti alla mia foto stampata in versione "tamarro" e non, e ciò che mi spiegavi, ma che non avevo ancora assimilato... E ho capito di essere veramente poco trasparente...
Certo c'è sempre il discorso se si vuole o no essere trasparenti, e questo è un altro paio di maniche...

Hai altri esempi (oltre alle tue lune!!!) di fotografi semi-trasparenti?

Domanda così su due piedi : Ma il digitale lo possiamo considerare proprio come mezzo in se, dove gran parte dell'immagine è invetata (processata da un algoritmo), un sistema mooolto poco trasparente????

Matteo

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